“Restiamo umani” – aprile 2019
“Restiamo umani”, l'appello di cattolici ed evangelici
Nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici ed evangelici lanciano un appello comune:
“Sull’immigrazione si deve cambiare linguaggio e intervenire: salvare chi è in pericolo, ampliare i corridoi umanitari, aprire nuove vie di ingresso regolare”.
In occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cattolici e protestanti italiani lanciano un
appello comune perché si continui a vivere uno spirito di umanità e di solidarietà nei confronti dei migranti.
Se per tutti è un dovere nei confronti di chi abbandona il proprio Paese rischiando la vita nel deserto e nel
mare, per i cristiani si tratta di un obbligo morale. È per questo che, durante la settimana dedicata all’unità
dei cristiani, che viene osservata in questi giorni (18-25 gennaio) in tutto il mondo, abbiamo sentito la
necessità di unire le nostre voci, così come insieme abbiamo lavorato in tante occasioni nel campo
dell’immigrazione, permettendo la realizzazione dei primi corridoi umanitari, avviati da Comunità di
Sant’Egidio, Tavola Valdese, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Cei e Caritas italiana.
“Nell’occasione in cui celebriamo il dono dell’unità e della fraternità fra i cristiani, desideriamo spiegare a
tutti che per noi aiutare chi ha bisogno non è un gesto buonista, di ingenuo altruismo o, peggio ancora, di
convenienza: è l’essenza stessa della nostra fede. Ci addolora e ci sconcerta la superficiale e ripetitiva
retorica con la quale ormai da mesi si affronta il tema delle migrazioni globali, perdendo di vista che dietro i
flussi, gli sbarchi e le statistiche ci sono uomini, donne e bambini ai quali sono negati fondamentali diritti
umani: nei paesi da cui scappano, così come nei Paesi in cui transitano, come in Libia, finiscono nei campi di
detenzione dove si fatica a sopravvivere. Additarli come una minaccia al nostro benessere, definirli come
potenziali criminali o approfittatori della nostra accoglienza tradisce la storia degli immigrati – anche italiani
– che invece hanno contribuito alla crescita economica, sociale e culturale di tanti paesi. Da qui il nostro
appello perché – nello scontro politico – non si perda il senso del rispetto che si deve alle persone e alle loro
storie di sofferenza”.
Ma al di là del metodo, il documento ecumenico affronta problemi di merito:
“Una politica migratoria che non apre nuove vie sicure e legali di accesso verso l’Europa è fatalmente
destinata a incentivare le immigrazioni irregolari. Per questo chiediamo ai vari paesi europei di duplicare o,
comunque, di ampliare i corridoi umanitari, aperti per la prima volta in Italia all’inizio del 2016. È finita
ormai la fase della sperimentazione e i risultati, positivi sotto tanti aspetti, sono sotto gli occhi di tutti. E’
auspicabile passare quindi ad una generalizzazione di questo modello, che salva dai trafficanti di esseri
umani e favorisce l’integrazione. Per questo ci rivolgiamo direttamente al Governo italiano perché allarghi
la quota dei beneficiari accolti nel nostro paese e si faccia promotore di un “corridoio umanitario europeo”,
gestito dalla UE e da una rete di paesi volenterosi, prevedendo un adeguato sistema di sponsorship.
Il documento affronta anche il nodo problematico dei salvataggi in mare:
“Nel breve periodo, però, mentre si cerca il consenso europeo su queste misure, occorre garantire il
soccorso in mare, che non può ridursi a una politica di respingimenti o di semplici chiusure. I migranti non
possono essere vittime tre volte: delle persecuzioni, di chi li detiene in campi che – come varie volte
attestato dall’ONU – non tutelano i diritti umani essenziali e di chi li respinge in quegli stessi campi e in
quelle umiliazioni. Per noi cristiani, come per ogni essere umano, omettere il soccorso a chi giace sulla
strada o rischia di annegare è un comportamento di cui si può solo provare vergogna. Per questo chiediamo
un potenziamento delle attuali attività di soccorso, rese dai mezzi militari, dalla Guardia Costiera e dalle
ONG, nel rispetto delle norme del mare e del diritto umanitario”.
Il testo si chiude con un appello a costruire un consenso su alcuni punti qualificanti sui quali le Chiese sono
pronte a offrire il loro contributo:
“Per quanto divisivo il tema dell’immigrazione è così serio e grave da non potersi affrontare senza cercare
una piattaforma minima di istanze e procedure condivise. Questo auspichiamo e per questo ci mettiamo a
disposizione con la nostra esperienza e i nostri mezzi, pronti a collaborare sia con le autorità italiane che con
quelle europee”.
Past. Eugenio Bernardini, Moderatore della Tavola valdese
Prof. Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio
Past. Luca M. Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana