PASQUA 2018
PASQUA 2018
Gli uomini del futuro o saranno uomini di pace o non saranno.
Noi non siamo uomini di pace. Immersi negli spessori della necessità, non possiamo esserlo che in parte. Il nostro riscatto è nel volerlo essere il più possibile, anticipando nella fede morale quella che dovrà essere in modo spontaneo e naturale la vita degli uomini del futuro. Mi torna spesso alla mente, quasi fosse preghiera, una poesia di Bertold Brecht:
"Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.
Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c’era, e nessuna rivolta.
Eppure lo sappiamo:
anche l’odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l’ira per l’ingiustizia
fece roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza
noi non si poté essere gentili.
Ma voi, quando sarà venuta l’ora
che all’uomo un aiuto sia l’uomo,
pensate a noi
con indulgenza."
C’è una trascendenza che accomuna credenti e non credenti: è quella del futuro sul presente, specie quando il futuro viene con il passo della imprevedibile diversità. Del resto, lo abbiamo detto, per la fede messianica la vera nube in cui si nasconde il Dio della Promessa è il futuro che incombe su di noi come minaccia o come adempimento. Per entrare in quella nube, credenti o non credenti, dobbiamo in qualche modo pregare, senza fuggire però dal “tempo buio”.
Ernesto Balducci – da: “Il terzo Millennio”