7 Gennaio 2024 Battesimo del Signore
7 Gennaio 2024 Battesimo del Signore
Prima Lettura Dal libro del profeta Isaia Is 55, 1-11
Salmo Responsoriale (Cant Is 12)
Seconda Lettura Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo 1Gv 5, 1-9
Vangelo Dal Vangelo secondo Marco Mc 1, 7-11
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Tra le parole appena ascoltate, ce ne sono alcune che ci permettono di fare una
lettura dei tre brani misurata sui problemi che ci inquietano in questo momento.
Alludo alle parole degli Atti, in cui Pietro dice: «Dio non fa preferenza di persona,
ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui
accetto»; oppure al brano di Isaia, in cui il Servo, cioè il Messia, è inviato perché
«stabilisca il diritto tra le genti»: «non si abbatterà, né verrà meno fino a che non
sarà stabilito il diritto sulla terra». Che cosa sia questo diritto lo capiamo subito dal
contesto: «aprire gli occhi ai ciechi, liberare dal carcere i prigionieri, dalla
reclusione coloro che sono nelle tenebre». Finalmente le parole del vangelo:
Giovanni battezza con acqua, ma ci sarà uno che battezzerà con lo Spirito Santo.
Ecco indicato lo stacco tra l’epoca della preparazione che con lui, Giovanni, si
conclude e l’epoca dell’avveramento che si realizza in Gesù. Questo
passaggio non rispetta la logica della continuità. Vorrei cominciare proprio da qui.
Se abbiamo coscienza dei problemi che ci sono posti dal nuovo assetto del mondo e
dalla nuova cultura che emerge da ogni parte, anche nella nostra società, e
vogliamo proporre, a questo mondo così diverso, il nostro messaggio accertiamo
subito un divario incolmabile. O almeno: io sono tra quelli che sentono questo
divario. E anche possibile continuare a parlare come se niente fosse mutato,
basandosi sul titolo di legittimità che ci viene da una investitura che ha origini in
alto, nella volontà di Dio. Ma allora succede quel che a mio giudizio largamente
succede, cioè che tra il discorso cristiano e la realtà umana non c’è più contatto, c’è
un lento declino in quelle forme di autoillusione di carattere paranoico con cui uno
descrive il mondo pensando che sia il mondo ma invece è il suo mondo, annuncia
delle verità pensando che siano delle verità e sono le sue verità. Chiuso in questo
bozzolo di principi grandi e luminosi, egli transita nella storia senza toccare il suolo
con la punta dei piedi. E chiaro che questo contraddice in radice la logica dell’
Incarnazione, che comporta che il Verbo metta la sua tenda fra di noi e viva nella
carne umana, in tutto simile agli uomini. L’interruzione di questa logica è dovuta a
paure, a preoccupazioni personali o di gruppo o di casta che impediscono di prender
contatto col reale. Le luci che si accendono non sono quelle dello Spirito Santo,
sono le luci dell’artificio umano che è estremamente versatile quando si tratta di
garantire le ragioni del sopravvivere. La luce dello Spirito implica una rottura della
continuità più di quanto non abbiamo pensato nel passato. L’insistenza evangelica
sullo Spirito Santo è, al di là del significato del linguaggio sacro, volta a dirci che,
in realtà, dobbiamo inventare sempre di nuovo il nostro modo di essere cristiani,
che c’è uno Spirito che riempie la terra e gli spazi, che non è legato ad una
deduzione di carattere logico nei confronti di alcuni princìpi primi, ma nemmeno ad
una continuità di tipo sociologico, empirico con il passato. Occorre veramente la
novità dello Spirito. Senza questa rottura della continuità, noi non possiamo più parlare in modo autentico.
Da “Il Vangelo della Pace” vol.2 anno B