26 Giugno 2022 – 13° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

26 Giugno 2022 – 13° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

26 Giugno 2022 – 13° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno C

 

PRIMA LETTURA:  1 Re 19, 16. 19-21       SALMO: 15     SECONDA LETTURA:  Gal 5, 1.13-18

 

VANGELO:  Lc 9, 51-62

 

 

 

…Come sappiamo, abbiamo l’obbligo di costruire leggi che siano il più possibile conformi a giustizia. Dio solo sa quanto sarebbe utile che noi discutessimo di queste libertà senza cadere immediatamente in forme carismatiche di esaltazione della libertà dello Spirito che spesso diventa pretesto per altre libertà. Tanti sono entusiasti della libertà dello Spirito purché poi essa non debba essere scontata sul piano politico, sul piano economico, sui piani della gerarchia sociale. L’esaltazione dello Spirito sembra un comodo alibi perché gli occhi non si posino sulle ingiustizie di cui siamo utili consumatori. Ecco dov’è il pretesto. Noi siamo figli di una storia in cui, sotto il pretesto della libertà che la grazia ci ha concesso, abbiamo educato i giovani e le masse alla indifferenza per la libertà politica, per la giustizia economica… Questo è un discorso molto importante e tuttavia non deve intralciare in questo momento (la ricaduta di ciò che sto per dire è anche nell’orizzonte storico dove si scaglionano le diverse libertà che ho schematicamente esemplificato), la riflessione su quella libertà fondamentale di cui il Vangelo ci dà uno sconvolgente esempio. Gesù passa in mezzo alla condizione umana come un uragano e scompone le saggezze rispettabili di alcuni uomini che in questo brano sono raffigurati secondo una tipologia molto eloquente. Cominciamo dai discepoli. I discepoli, che vanno dietro a Cristo con entusiasmo, si imbattono in una delle concrezioni più tipiche della carne, l’odio nazionalistico. In questo brano si tratta di città contro città. I Samaritani non vogliono ricevere i discepoli di Gesù i quali invocano da Cristo il permesso di far scendere il fuoco per distruggerli. Ecco dove l’amore di Cristo diventa strumento di carne. È inutile che vi dica che abbiamo fatto così. Abbiamo fatto scendere il fuoco sulle città, abbiamo sterminato razze intere per amore di Cristo. Ecco dove la grande forza dello Spirito decade ed assegna la propria assolutezza, con tutto ciò che ha di detestabile nei suoi effetti, agli obiettivi politici ed economici della nostra vita dove l’odio teologico si coniuga al conflitto economico o politico ed abbiamo i disastri peggiori, abbiamo la bomba atomica della coscienza collettiva. Nella storia dell’umanità non c’è punto più funesto di quello dove l’odio teologico arriva a legittimare gli stermini. Esso è già prefigurato in questo brano. Certi integrismi – meno armati, grazie a Dio! – dove in nome di Cristo si semina l’odio per gli altri e si invoca il fuoco, sono di casa nostra, civilizzati, ma ci sono. La libertà di cui Gesù ci parla non è quella che si disegna sull’emblema di un partito politico che ha ereditato l’emblema degli eserciti crociati. È un punto importante su cui ogni tanto ci intratteniamo ma che qui fa serie con altri momenti. Gesù si trova accanto un entusiasta che vuol seguirlo. Gesù però ha intuito che c’è un tornaconto in questo suo zelo e dice: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo». La liberazione congiunge il gesto dell’autonomia dello spirito con la povertà, con la liberazione dai condizionamenti economi. Questo Figlio dell’Uomo che si pone come emblema di libertà – certo, come emblema limite e che nessuno di noi è riuscito ad imitare – mette una luce severa su quel vincolo su cui noi invece siamo solti scivolare con molta abilità farisaica, il vincolo fra la coscienza e l’economia. Per essere liberi bisognerebbe rompere questo legame su cui l’antropologia moderna, da Marx in poi, ha messo un occhio impietoso. Ma noi subito ricopriamo le scoperte che ci traumatizzano. Per essere liberi dobbiamo davvero tenere sotto controllo i meccanismi economici che ci regolano, che ci condizionano ed invece essi si dilatano, entrano nei luoghi sacri, vi costruiscono le proprie macchine segrete e spesso proprio nei luoghi da cui viene la parola dello Spirito si costruiscono bassi interessi che sono la dimostrazione evidente di questo naufragio della libertà, di questa contraffazione della libertà. Quando Francesco d’Assisi volle essere l’annunciatore cominciò col buttare tutti i soldi ai piedi di suo padre: ruppe un rapporto. Non è necessario formalizzare queste rotture, ma è profetico il gesto. Non si può servire a due padroni, allo Spirito e a mammona. E un principio evangelico contro cui abbiamo molte volte – individualmente e collettivamente come Chiesa – peccato lungo la storia e pecchiamo anche oggi.

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” vol. 3

 

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