3 APRILE 2022 – V DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

3 APRILE 2022 – V DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

3 APRILE 2022 – V DOMENICA DI QUARESIMA – Anno C

 

PRIMA LETTURA: Is 43,16-21     SALMO: 125    SECONDA LETTURA: Fil 3,8-14

 

VANGELO:Gv 8,1 -11

…Se uno si volge verso le co­se che avvengono, fedele a tutto ciò che il passato insegna, non capirà mai nessuna primavera perché la sua primavera è tutta negli erbari, è tutta catalogata. Egli non capisce un fiore perché i suoi fiori sono tut­ti secchi. Se non c’è questa tensione non capiamo né le piccole cose dell’orizzonte quotidiano, né le grandi cose della storia di cui siamo partecipi ed a volte an­che vittime. Questa situazione è perfettamente rappresenta­ta nell’episodio memorabile del Vangelo, dove Ge­sù ha sotto gli occhi le parole enigmatiche che ha scritto in terra e la donna peccatrice. Attorno a lei c’è la legge. La legge, dice Paolo, non salva e che non salvi deriva da ciò che ho detto ora, in quanto la legge non è capace di comprendere ciò che di nuovo, ciò che di profondo c’è nell’uomo. La legge dei Fari­sei prevedeva, ad esempio – era una legge santa, di Mosè – l’esistenza dell’adultera, non prevedeva l’e­sistenza dell’adultero. Una legge scritta nel tempo, per santa che sia, non è santa in quanto porta su di sé i limiti di una cultura ingiusta. Chi si appoggia al­le leggi, per quanto sante, per capire una persona vi­va non capirà nulla perché il giudizio che dobbiamo dare sulla vita dobbiamo darlo riferendoci ad una to­talità, ad una pienezza che non è in nessun libro, nemmeno nel Vangelo. Se noi vogliamo risolvere i problemi della nostra vita prendendo il Vangelo nei suoi elementi letterali o nei suoi dati culturali – il diavolo, gli ossessi … – noi non comprendiamo nulla­, rimaniamo prigionieri del passato. Se vogliamo spiegare i fatti che avvengono con schemi culturali del passato, siamo fuori della verità e siamo fuori dell’uomo. Gesù guardava una persona viva, i giudici di questa donna erano legati alla legge e non avevano amore per lei, volevano sopprimerla. Essi erano tutti peccatori, tutti chiusi in un peccato dove la discrimi­nazione fra virtù e vizio viene fatta in situazioni di privilegio; in questo caso un maschilismo sacrale che proietta l’aggressività morale sulla donna ed è tolle­rantissimo sul maschio. È il peccato! Loro sono nel peccato. Gesù questa donna non la giudica, dice: «Va’ e non peccare più». La restituisce al suo futuro. QQQQQQqquesta donna era sotto la pietra sepolcrale della leg­ge che la condannava e Gesù la libera e la restituisce al futuro, al cammino della vita, al rischio di peccare ancora: insomma alla libertà. Proviamoci un moment­o solo ad abbandonare ciò che abbiamo imparato dalle formule del catechismo, dove si distingue la fed­e, la speranza e la carità, per ritrovare la radice do­ve queste tre parole non sono più dicibili perché son­o una sola parola. Se io separo la fede dalla speran­za e la fede dalla carità ho terribili cose. Ci sono uomini di grande fede senza carità che hanno ammaz­zato il prossimo per la loro fede. Se separate la fede dalla carità avete dei delinquenti sacri. Ed abbiamo avuto uomini di fede senza speranza che hanno combattuto ogni innovazione, ogni attesa dei poveri, in nome della loro fede. Non separate ciò che è unito! Nel loro profondo queste tre prospettive sono una cosa sola che non si dice: è questa tensione verso il futuro, verso la pienezza che non può esser capita se non si ha fede. Se ci si affida semplicemente alla cap­acità dimostrativa della ragione non si capirà mai il futuro. Non si capisce ciò che viene se non si ha la speranza. Ecco perché chi è ricco non capisce ed il povero capisce. Il ricco spera che non cambi nulla, il povero vorrebbe cambiare tutto: è in situazione privilegiata. Ecco perché i paesi della ricchezza sono conservatori: non vogliono cambiare il sistema del mondo. Per loro, che muoiano milioni di persone di fame è una piccola preoccupazione marginale, non è una preoccupazione da tener presente quando si va a votare. Il voto si dà perché si conservi la situazione che si ha. Ecco perché i ricchi non capiscono: «È più facile che un cammello passi da una cruna di un ago … » disse il Signore. E così se non si ha l’amore non si può né sperare né capire. L’amore, la carità, è superiore ad ogni altra virtù perché è la radice misteriosa di cui stavo parlando. Chi ama, chi vuole liberarsi dalle angustie in cui è, chi vuole che tutta l’umanità partecipi alle gioie della vita, alla pace, alla fruizione dei doni della terra senza ingiustizie, costui spera e capisce. C’è allora una radice di fondo in noi, questa radice indi­cibile, corrispettiva alla verità – che anche essa non è dicibile – è il nostro mistero che noi capiremo nell’adempimento, nell’èscaton. Ecco perché la veri­tà è sempre escatologica, riguarda cioè il compimen­to che noi vediamo solo di riflesso, per pertugi, per qualche piccola anticipazione ma non possiamo comprenderla. La verità è l’adeguazione della mente a ciò che è futuro. Nessuno conosce la verità. Essa si rivelerà verrà e nel concreto già viene, se siamo in grado di liberarci del passato e protenderci verso il futuro. Queste posson sembrare divagazioni ma non è così, perché sono le premesse per riferirci all’esperienza che stiamo vivendo con la capacità di comprenderla e quindi di assolvere al suo interno le nostre respon­sabilità morali. A livello della morale quotidiana, tutta la codificazione che noi abbiamo ereditato dal passa­to riguardo al rapporto uomo/donna non serve molto perché non era prevista una cosa nuova, che in questo caso è l’emergenza storica e spirituale di un nuovo soggetto che è la donna; non come integra­zione del maschio ma come realtà a sé stante ed autonoma. Dove si trova scritto? E un evento della stor­ia. Oppure che i popoli sottosviluppati potessero inse­gnarci in che maniera si fa una rivoluzione? Dove era scritto? Chi lo ha mai detto? Eppure e gia sotto i nostri occhi. Le metodologie rivoluzionarie insegnate ai nostri grandi pensatori sono vecchie, sono scritte nei libri ma non servono. Forse coloro che non san­no nulla, che non hanno alle loro spalle secoli di pensiero filosofico sapranno insegnarci qualcosa. Già avv­iene…

Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 3

 

 

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