UN CLIMA PREOCCUPANTE – Edoardo Vigna – marzo 2021
EDOARDO VIGNA
E così ci siamo scoperti, noi italiani, essere i più sensibili ai temi del riscaldamento globale. Quelli che più di ogni altro, insieme con i britannici, riconoscono la gravità dell’emergenza climatica. E quelli che dicono con la voce più forte che il mondo dovrebbe fare ogni cosa possibile, urgentemente, per affrontare il problema. Non lo dice un sondaggio qualsiasi: è – secondo l’Undp, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo che lo ha realizzato – il più grande sondaggio che sia stato fatto su questo argomento. Un milione e 220mila partecipanti di cinquanta Paesi, una “copertura”, come si dice in gergo sondaggesco, rappresentativa del 55 per cento della popolazione mondiale, con la partecipazione – anche – di 550mila under diciotto. A realizzarlo con l’agenzia delle Nazioni Unite, l’Università di Oxford.
Un vero e proprio “voto” sul clima da cui, innanzitutto, emerge che mai come prima l’umanità ha realizzato quanto i disastri provocati dal cambiamento climatico siano gravi. Dall’Australia al Canada, dal Cile all’India e all’Europa, lo pensa il 64 per cento dell’umanità. Quasi sette persone su dieci: sale al 74 percento fra chi vive su piccole isola – evidente il timore di essere sommersi dall’innalzamento dei mari –, il 72 per cento degli occidentali, contro il 61 per cento di chi vive nei Paesi subsahariani. È evidente, dal sondaggio, che la consapevolezza sale con il reddito: il 72 per cento dei più ricchi batte di dieci punti percentuali i Paesi a medio reddito e di 14 quelli meno sviluppati.
E più il problema è vissuto direttamente, come è ovvio, maggiore è la voglia di agire: per esempio, in otto Paesi su dieci con le maggiori emissione di CO2 dal settore dell’energia, la maggioranza assoluta delle popolazioni sostiene il passaggio alle fonti rinnovabili. In quattro su cinque dei Paesi in cui le emissioni sono legate allo sfruttamento massiccio del suolo, la richiesta della difesa di foreste e terra supera il cinquanta per cento, così come quella dell’investimento in energia solare o eolica, la promozione di tecniche di coltivazione eco-friendly e la creazione di business e occupazione green.
Ma siamo noi italiani a sorprendere: l’81 per cento degli interpellati si è detto pienamente consapevole della serietà dell’emergenza, la stessa percentuale registrata in Gran Bretagna: forse non è un caso se sono i due Paesi che co-ospiteranno in autunno a Glasgow (e un anticipo a Milano) la Cop26, il vertice sul clima rinviato l’anno scorso. Gli italiani si sono dichiarati i “più impegnati”: il 78 per cento ha infatti ha ribadito che il mondo dovrebbe fare ogni cosa possibile per combattere il problema. Nessuno più di noi: in Polonia, per fare un esempio, la percentuale si ferma al 57. In Italia, poi, i giovani sono ancora più combattivi: l’81 per cento dei consapevoli sale all’86 fra gli under 18, ma è significativo che la quota degli over 60 d’accordo con loro rimane altissima, al 70 per cento: la media mondiale è rispettivamente del 69 e del 58 per cento. Una differenza evidente. Che non rimane solo ideale ma si traduce anche in concreto: il 64 per cento degli italiani sostiene più investimenti verdi, mentre la media mondiale è del cinquanta