25 Dicembre 2018 – NATALE

25 Dicembre 2018 – NATALE

 25 Dicembre 2018 – NATALE                                        

                                              

La solidarietà profonda, prima che etico/politica, antropologica, conoscitiva, è la situazione natalizia. Questa è la via del Natale, che vuol dire anche rispondere al problema se Dio c'è o non c'è. Questo è un problema da intellettuali, che sono fuori strada. Ma certo che Dio c'è, però non ve lo dimostrerò, cercherò di mostrarlo e si mostra quando siamo nella condizione inerme. Allora in questo momento io so cosa dire delle guerre. Fra venti giorni che avverrà? Può avvenire il giudizio di Dio. E’ inutile che noi facciamo prediche nelle basiliche. Non serve a nulla. Dovremmo comprometterci per far capire che la Terra Santa non è più terra santa. La terra santa è dove, come cantiamo nei nostri tediosi inni, ci sono bambini al freddo e al gelo. Questa scelta è una scelta che dobbiamo pagare, con la parola, con la solidarietà, con i giudizi che dobbiamo dare. Sul mondo in cui siamo. Allora entra in noi la grande pace non contaminata da sottili ipocrisie farisaiche. Vi esorto a vivere così il vostro Natale. Certamente benedicendo Dio per la possibilità di vivere nella pace, nella fraternità, nella convivialità familiare. Su queste cose non getto disprezzo perché sono rivelazione di ciò che dovremmo essere. Però il messaggio viene dopo. Cosa è questa luce che è venuta fra di noi e noi non l'abbiamo accolta? Chi è costui che è venuto fra i suoi, che sono stati creati in Lui e per Lui come dice questa grande pagina, e non lo hanno accolto? Non dobbiamo pensare agli Ebrei, siamo noi i suoi che non lo accolgono. Questo è non ciò che avvenne ma quello che avviene di continuo. Allora noi dobbiamo fare questa scelta: modificare la nostra vita. Quando dico essere uomini di pace non mi riferisco semplicemente ad una questione politica internazionale, mi riferisco ad un modo di essere: essere poveri dentro, liberati da ogni fiducia nella forza, nell'aggressività. Quando penso a come questo mondo potrebbe salvarsi dalla perdizione che incombe su di lui, sia la guerra che esplode, sia la catastrofe ecologica, la risposta è semplice: la salvezza è venuta, l'hanno vista tutti i confini della terra ma non è in nessun luogo. L’abbiamo capito ormai: dobbiamo vivere convertendoci a questo grande messaggio, sopportando il tedio delle feste fissate dal calendario come un tributo alla nostra vita sociale ma collocando il nostro cuore altrove. Per noi ogni giorno è Natale, ogni giorno il fatto avviene. Dobbiamo tenere gli occhi aperti per non essere nel numero di coloro che avevano i libri in mano come gli scribi, trovarono il luogo della nascita ma non andarono a vedere il neonato. Che non avvenga a noi questo, purtroppo avviene ma il nostro peccato è qui e la nostra consolazione, per contrasto, è nel tenerci disponibili all'irruzione di questo messaggio di consolazione. Siccome tutti siamo segnati dalla povertà, dalla miseria, dalla labilità, anche quelli che stanno saldi nella città sono insidiati dal male, cogliamo nel profondo il senso della nostra labilità e provvisorietà. Noi siamo nomadi, siamo zingari nell'universo checché se ne dica: gli zingari sono l'emblema della nostra condizione. Lo ha scritto un grande scienziato: L'uomo è uno zingaro nell'infinito spazio. Accettiamo questa nostra condizione con umiltà perché questa è la condizione prima per cogliere la luce che ci è stata manifestata, che è luce di salvezza e di consolazione.

                                                     

   Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 2

 

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