6 MAGGIO 2018 – VI DOMENICA DI PASQUA – Anno B

6 MAGGIO 2018 – VI DOMENICA DI PASQUA – Anno B

6 MAGGIO 2018 – VI DOMENICA DI PASQUA – Anno B

 

Ci sarà chiesto conto, non dico alla fine dei tempi ma anche nel tempo, di tutte queste prepotenze che non erano certamente nelle intenzioni del Signore ma noi nel suo nome le abbiamo compiute. Ecco perché io considero questa rivoluzione etnica, che è cominciate e di cui noi abbiamo sintomi diversi strada facendo, come una grande opera dello Spirito Santo.

 

PRIMA LETTURA:  At 10, 25-27. 34-35. 44-48- SALMO:  97- SECONDA LETTURA:  1 Gv 4, 7-10-VANGELO:  Gv 15, 9-17

 

…La croce è uno scandalo di fondo. Non è che noi, appena accettato lo scandalo, abbiamo consumato l’operazione. Il guaio è spenderlo tutti i giorni. Io vi assicuro che dobbiamo spenderlo perché siamo all’inizio di questa grande rivoluzione dell’umanità, che viviamo in forme inedite, non previste dalle strategie dei pensatori del passato, questa grande periferia che ci assorbe, verso cui noi siamo sempre più duri: stiamo costruendo eserciti, abbiamo il Fondo Economico Internazionale… Annaspiamo: ci durerà due o tre secoli, può darsi, ma non ci credo. Poi l’umanità si ricomporrà in modi che noi non possiamo prestabilire. Mi domando: in che modo io sono coinvolto in questa grande peripezia della specie umana? Io mi riappello a questa grande verità rivelata: Dio è amore, il suo amore precede. Come dicevo domenica scorsa, non è così importante sapere se amiamo Dio, è importante sapere che ci ama. Il suo amore sta prima. Egli ama chi lo ama e chi non lo ama, chi prega e chi bestemmia. Ama le sue creature. Ama in un modo che non comprendo. Questa situazione interiore ristabilisce le misure della mia ragione. Io so bene cosa posso. Io devo ragionare, ma non posso toccare il fondo delle cose. Il fondo delle cose lo tocco se mi dispongo a questa onda del mistero, perché appena ho accettato questo mistero dell’amore che precede le creature so che quando incontro un lontano è Dio che mi viene incontro e quando lo ascolto io ascolto parole che dovrebbero rientrare nel discorso dello Spirito Santo. In realtà noi abbiamo imbavagliato le bocche, abbiamo imposto la verità… Insomma noi abbiamo fatto tutto l’opposto. Ci sarà chiesto conto, non dico alla fine dei tempi ma anche nel tempo, di tutte queste prepotenze che non erano certamente nelle intenzioni del Signore ma noi nel suo nome le abbiamo compiute. Ecco perché io considero questa rivoluzione etnica, che è cominciate e di cui noi abbiamo sintomi diversi strada facendo, come una grande opera dello Spirito Santo. Dobbiamo non abbandonare le verità la rituffarle in questa vasta comprensione perché esse abbiamo il loro giusto senso. E quando oggi dico queste parole: «Chiunque ama è generato da Dio» so che dico parole importanti per me, anche per capire, per dar senso alle mie esperienze di persone che sanno amare e non hanno la fede. In realtà chi ama conosce Dio anche se non lo sa nominare. Forse fa bene, è meglio che non lo nomini. A volte alcuni negano Dio per negare il nostro Dio. Fanno bene, perché il nostro è un Dio che ha giustificato tutte le prepotenze. Non è al livello delle parole, della verbalizzazione che ci definiamo, è a livello dei fatti e allora chi ama è generato da Dio. È un grande cosa, perché ritrovo questo Dio ovunque. Anche dove non sono mai arrivati i missionari, dove non sono mai arrivate le nostre verità scritte, dove non si sono letti i nostri libri. Dio c’è perché chiunque ama è generato da Dio. È la grande verità che dobbiamo recuperare e, per riprendere l’altro lato dell’annuncio, per far questo dobbiamo non essere che uomini, quindi discendere dalle nostre altitudini metafisiche, ascetiche, istituzionali, per vivere accanto agli uomini per come ci è concesso. Lo so, a questo punto sento il dovere di mettere in guardia dalla retorica, perché di fatto noi viviamo ben soddisfatti nella distinzione. Ma che per lo meno non muoia in noi questa inquietudine, questo bisogno di navigare oltre i nostri oceani, di salpare le ancore tutti i giorni, di metterci in moto pur restando. Non è vagando qua e là che noi stabiliamo i contatti con la profondità. Lo sappiamo che non è così. Voi sentite tutti i giorni dai mezzi di comunicazione che i nostri ministri vanno di qua e di là dell’oceano, ma in realtà non si muovono perché sono sempre dentro il loro panottico: ovunque siano, incontrano facce simili. Dobbiamo invece, rimanendo fermi, navigare, prendere contatto con le profondità umane e le occasioni – come dicevo – ogni giorno ci vengono offerte.

 

Ernesto Balducci – da “Gli ultimi tempi” vol. 2^ anno B

 

 

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