1 Gennaio 2017 – MARIA MADRE DI DIO – Anno A
1 Gennaio 2017 – MARIA MADRE DI DIO – Anno A
Abbiamo creato le Nazioni Unite, ma esse sono là come un monumento di aspirazioni inutili, dato che la storia continua con la logica di sempre. Forse ci vuole una conversione. Perché non dirci questa parola?
PRIMA LETTURA: Nm 6,22-27- SALMO: 66 SECONDA LETTURA: Gal 4,4-7– VANGELO: Lc 2,16-21
Mi viene in mente, non so se è una intuizione un po’arbitraria, ma comunque ve la consegno, l’immagine di una umanità che ha in fondo, virtualmente, tutti i requisiti per vivere fraternamente al di là di tutte le razze e le religioni. Se apparteniamo al ceppo del genere umano abbiamo in noi la possibilità di considerarci fratelli già perché uomini, indipendentemente dal resto. È una possibilità che è rimasta soffocata, lacerata dalle sovrastrutture che la nostra competizione storica ha creato. Parlare di fraternità fra gli uomini a volte suscita un certo pudore. Ci voleva proprio una cultura ridotta al ghetto europeo per poter gridare «fraternità» negli anni stessi in cui si espandeva il colonialismo. Noi abbiamo più pudore, sentiamo che le parole sollevate dai nostri padri sull’orizzonte della storia non le possiamo più pronunciare senza uno sconvolgimento interiore. Le notizie che ormai ci assediano, nonostante i filtri astuti di chi possiede i mezzi di comunicazione, ci fanno capire che siamo in un mondo in cui l’inimicizia domina spaventosamente, in cui anche noi, fautori degli ideali universali, forniamo le armi a coloro che si uccidono fra di loro. Mi fermo però a questa immagine che in qualche cosa mi consola. È come se al disotto di queste fratture, di questi congelamenti molteplici dell’unico genere umano, respirasse una coscienza unitaria. Mi stupisce tutto questo e mi fa sperare perché nell’Oriente, sia in quello immediato, sia in quello più lontano, ci sono segni di fraternità ed esigenze di libertà che non sono riducibili semplicemente al parametro politico, ma hanno una ricchezza, forse una verginità storica che da noi è quasi impossibile. In ogni caso mi colpisce il fatto che le stesse aspirazioni emergono con forzo dal fondo del genere umano, dall’America Latina alla Cina, alla Russia. Potrebbe essere il segno – lo consegno alla speranza ma anche ad una progettazione individuale e collettiva – che finalmente abbiamo raggiunto le condizioni per fare davvero dell’umanità una sola famiglia. Le istituzioni che abbiamo creato per questo scopo sono certo meritevoli di ogni attenzione e di ogni sostegno, però esse non avevano la base culturale adatta. Abbiamo creato le Nazioni Unite, ma esse sono là come un monumento di aspirazioni inutili, dato che la storia continua con la logica di sempre. Forse ci vuole una conversione. Perché non dirci questa parola? Dobbiamo convertirci, facendoci solidali con questa aspirazione, che è come un respiro fisico, che sta muovendo il mondo. Senza prevaricazioni, senza meschinità, senza sospetti preventivi, godiamo perché i prigionieri tornano a casa, perché la libertà di coscienza ha ottenuto qualche riconoscimento, godiamo perché le nuove generazioni, da Parigi a Shanghai, si muovono mettendo in imbarazzo i governi con la loro ragion di stato. Al di là di ogni altra considerazione ideologica è qualcosa di nuovo che nasce. Vorrei consolarmi con questa speranza. Sta di fatto comunque che se la pace deve essere, dentro di me e nel genere umano, l’aspirazione fondamentale – e questo è il senso positivo dell’anno che viene –, allora noi non viviamo come schiavi sballottati dalle circostanze o del tutto inebetiti nel rituale del calendario che è l’unica liturgia che riesca ad accomunare la gente. Dobbiamo, con saggezza e sapienza, cogliere questa qualità nuova che viene. Vorrei, personalmente e anche a vostro nome, aprire al cospetto del Signore la coscienza della nostra miseria di schiavi – la memoria di coloro che ci hanno abbandonato in quest’anno è nel nostro cuore – ma anche l’alacrità gioiosa di figli che sono decisi ad operare perché l’amore vinca sulla morte, perché l’unità e la fraternità vincano sulla legge della competizione che domina i mercati e le frontiere e le coscienze. È questa la consegna per il tempo che sta venendo e Dio ci trovi, al termine di quest’anno, in regola con i nostri propositi.
Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 1 – anno A.