6 GENNAIO 2016 – EPIFANIA DEL SIGNORE – Anno c
6 GENNAIO 2016 – EPIFANIA DEL SIGNORE – Anno C
Noi abbiamo sempre avuto questa tragica smentita, in cui fiammeggia l'ironia di Dio, che ovunque c'e una città santa ci sono guerre, anzi un focolaio di divisioni internazionali. La città della pace si a capovolta nel suo opposto perché è una città santa. Noi dobbiamo negare le città sante. C'e solo una cosa santa ed è l'uomo; punto fermo, essenziale del Vangelo.
PRIMA LETTURA: Is 60,1-6 – SALMO: 71 – SECONDA LETTURA: Ef3,2-3.5-6 –VANGELO: Mt 2,1-12 "
…A me pare che si possano stabilire alcuni principi perfettamente aderenti alla pagina che abbiamo letto, purché si tenga conto dei limiti culturali in cui questi testi sono stati scritti. È molto pericoloso – ed è quello che normalmente è avvenuto – piegarsi su questi messaggi, specie sul racconto di Matteo sul viaggio dei Magi, per cogliere l'aspetto fantasioso, fiabesco, consolatorio. E un modo per nascondere, sotto la fedeltà formale, una sostanziale indifferenza per ciò che queste pagine ci dicono. Una lettura secondo lo spirito non a una lettura letterale, è una lettura che mette in rapporto, con forza, il messaggio e l'appello del tempo in modo che in questo rapporto si determini la scintilla, si apra come un arco voltaico in cui 1'antica parola è nuova a in cui la novità del tempo si ricongiunge, assumendola in sé, all'antica promessa. E questo che cerchiamo di fare. Ebbene, in prima istanza dobbiamo liberarci da ogni immagine della città santa che sia collocabile nella geografia. Dobbiamo considerare storia funesta del passato quella che, con carnalità ritornante, ha stabilito ora qua ora là le città sante. Noi abbiamo sempre avuto questa tragica smentita, in cui fiammeggia l'ironia di Dio, che ovunque c'e una città santa ci sono guerre, anzi un focolaio di divisioni internazionali. La città della pace si a capovolta nel suo opposto perché è una città santa. Noi dobbiamo negare le città sante. C'e solo una cosa santa ed è l'uomo; punto fermo, essenziale del Vangelo. Tutto il Vangelo è la negazione di Gerusalemme come città santa. Gesù passa nel tempio ma dice che sarà distrutto. Nasce fuori a muore fuori: 1'arco della sua vita è un rigetto di questo tentativo della città di costituirsi centro del mondo. Il Vangelo pone una permanente eccentricità nel regno di Dio: ove è un centro ivi non c'è il regno di Dio già perché c'è un centro, già perché si organizza un centro. Noi sappiamo cosa significa questo. Attorno ad un centro si organizza, con tessuti a volte inavvertiti, la complicità tra il potere politico, economico e religioso che continua a mandare in croce Gesù Cristo. Cristo cambia nome, ma è sempre lui e non ho che l'imbarazzo di indicare i cristi che muoiono. La verità di fondo è questa: al posto delle città, costruite dalla volontà di potenza a dalla volontà di falsa sicurezza – con le mura che le circondano e le guardie che le guardano – c'e l'uomo. La città a cui aspiriamo è una città del futuro che noi – utilizzando anche le parole profetiche di Isaia – dobbiamo collocare all'orizzonte del nostro tempo come la città comune degli uomini. Questa sarà la vera Gerusalemme che possiamo chiamare con qualsiasi nome. La città che mi illumina gli occhi a la città degli uomini in cui tutti saranno ugualmente cittadini. Ormai questa città si è creata la sua struttura di base, il suo substrato economico, tecnologico e perfino, in qualche modo, culturale. Siano stretti dentro una stessa città, ma la coscienza è ancora divisa, obbedisce ancora a spinte antiche e siccome viviamo in stretta prossimità ecco che noi siamo dei cittadini che investono nei rapporti specifici antiche vendette, antiche volontà di supremazia. È quasi un emblema: voi sapete che un'arma nuovo tipo può andare da un continente all'altro in pochi minuti, quanto un tiro di sasso. Anche il segno di morte indica la prossimità tra l'uomo e l'uomo, popolo e popolo, continente e continente. Siamo tutti stretti sotto i segni di morte e i segni di vita. La città che io sogno e a cui riferisco le parole di Isaia non è la Gerusalemme della Palestina, è questa Gerusalemme dell'uomo. questo è il primo modi di restituire alle dimensioni universali, che erano quella a cui si ispirava Isaia nel suo tempo e in quella situazione, il messaggio che abbiamo ascoltato…
" Ernesto Balducci – da "Il Vangelo della pace " Vol.1°(1980/81)