8 Dicembre 2015 – IMMACOLATA CONCEZIONE
8 Dicembre 2015 – IMMACOLATA CONCEZIONE
Il cambiamento storico che caratterizza il nostro tempo fa crollare tutti gli scenari di cartapesta di cui andava fiera la religione. Dobbiamo formarci sulla fede.
PRIMA LETTURA: Gn 3,9-15.20- SALMO: 97- SECONDA LETTURA: Ef 1,3-6.11-12 – VANGELO: Lc 1,26-38
…Viviamo sull'onda del provvisorio. Siamo come su una zattera e non ci interroghiamo sull'abisso che sta sotto, per cui viviamo in una spensieratezza che è la ragione della nostra allegria e della nostra disperazione mondana. Ma aver fede significa avere saldato questa frattura, aver sondato l'abisso e trovato la Parola, che ha creato le cose, che ci avvolge e ci dà solidità. È difficile parlare della fede, ma in questa assemblea di credenti possiamo dirci che la fede è una risposta a un Dio la cui presenza non si dimostra ma si constata. La dimostrazione è già una forma di fuga, è già un presupporre, abusivamente, che fra Dio e noi ci sia un concetto medio. Non ci sono concetti medi: c'è Dio e noi. Questa la debolezza e la potenza della fede. Se così è, allora la verità totale dei riferimenti esistenziali non è una verità antropocentrica in assoluto. Che cosa sia l'uomo totalmente non lo sappiamo; che cosa sia l'amore, totalmente, non lo sappiamo; quale sia il rapporto fra l'uomo e la natura, non lo sappiamo; ogni nostro sapere legittimo però è sempre circoscritto in questa riserva: che tutte le nostre immagini della realtà son create nel versante della creatura, e perciò esse rispondono a un bisogno importante ma relativo. Noi vediamo passare i modelli dell'esistenza e guardiamo a quelli del passato con sorriso e critica, ignari che il modello di esistenza che abbiamo noi anch'esso è provvisorio e i nostri posteri rideranno sui nostri modelli, perché la storia relativizza col suo stesso corso. Ed è già un indizio di saggezza creaturale il rinunciare agli assoluti. Assoluta è la verità che ci viene da Dio. E allora rimane certo – questo è il punto decisivo della vita di fede – che nell' accogliere la Parola di Dio noi accogliamo qualcosa che non possiamo capire perché ogni nostra comprensione è storica è chiusa in una razionalità datata, circoscritta, mai assoluta. Non può essere, la nostra ragione, il tribunale ultimo. Tutte le cose sono poste nella Parola di Dio come dice con forza Paolo: «Prima della costituzione del mondo, la Parola che ci aveva destinati alla gloria era presso Dio ». E questa certezza è una certezza che dà alla fede un atteggiamento di umiltà, perché, se niente è impossibile presso Dio, allora e vero che accogliere la sua Parola non significa alienarsi, significo innestarsi in una verità che supera le rappresentazioni possibili: essa occupa l'orizzonte del futuro quando tutto ci sarà manifestato. Nell'atto di fede, anche se estranea alla nostra intelligenza, la Parola di Dio non si fa concetto fra i concetti ma diventa il riferimento esistenziale fondamentale. Come dice un altro brano del Vangelo, quando ascoltò le parole di Gesù nel Tempio Maria non capì quel che aveva detto il Figlio, ma quelle parole le custodì nel cuore. Le parole di fede vanno custodite nel cuore. Anche la promessa della gloria eterna io la custodisco nel cuore. Se mi chiedete che cos'è la gloria eterna non ve lo so dire. La gloria che si è manifestata nel Signore è una promessa che porto in me. La devo portare con l'umiltà con cui Maria la portò fino nelle tenebre assolute della Croce, ai cui piedi essa restò fedele. Questa è la grandezza della «peregrinatio », del pellegrinaggio di fede di Maria, modello del credente. Se noi vogliamo ritrovare – nel riflettere su Maria – la beatitudine che ci accomuna a lei, al di là di ogni esaltazione lirica – che sarà anche legittima in certi momenti – a questo nodo dobbiamo rifarei … Il cambiamento storico che caratterizza il nostro tempo fa crollare tutti gli scenari di cartapesta di cui andava fiera la religione. Dobbiamo formarci sulla fede. E la fede è questa, sostanzialmente: ascoltare la Parola non come se fosse un assoluto ma come parola di un dialogo il cui senso si ha nel momento in cui si risponde. Le parole hanno un senso nel momento in cui il destinatario le raccoglie e formula la risposta. È in questo nesso di fondo, su cui è l'ombra dello Spirito Santo, che ritroviamo la verità della fede. Allora quando in Maria noi contempliamo una creatura liberata dalla condizione di peccato, a noi stessi dobbiamo pensare. Il messaggio che ci viene da Lei è un messaggio che c i riguarda. Questa ricomposizione – oserei chiamarla così – nell'ombra della fede, del mistero glorioso di Maria, non è uno sminuire le sue glorie narrate nei secoli: è il recupero del fondamento, dato il quale poi tutto è possibile. Forse in certe forme di demitizzazione si rischia di escludere il momento umano del connubio dell'alleanza. L'alleanza è una storia umana e divina insieme. E noi, a volte, presi da un bisogno di assoluto, scarnifichiamo l'umano credendo di aver reso gloria a Dio. Ma così abbiamo spezzato un nesso straordinario che è la nostra gioia; è attraverso la nostra umana storia che si fa il Regno di Dio, che è insieme diverso e identico. Appunto come nel connubio nuziale i due sono una sola carne, così l'Alleanza fa dell'umano e del divino una sola carne. Si può dire che la storia è umana, ma purché si sottintenda che è anche di Dio; si può dire che è divina ma purché si sottintenda che è anche umana. È questa unità di fondo il punto di riferimento della fede. E le riflessioni – sia pure slegate – che abbiamo fatto su Maria ne danno, si può dire, una conferma. È con questa fede che noi possiamo glorificare il Padre che attraverso questa creatura ci ha manifestato il senso compiuto del suo disegno, preparato fin dalla fondazione del mondo.
Ernesto Balducci – da: Il mandorlo e il fuoco” – vol 1