14 Dicembre 2014 – III DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

14 Dicembre 2014 – III DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

14 Dicembre 2014 – III DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

 

Noi abbiamo Cristo nei crocifissi, nei quadri, nei simboli, nelle croci pettorali dei vescovi, negli anelli ma in realtà egli è uno sconosciuto, perché la Sua Verità verrà dopo la giustizia, e la giustizia non c’è.

 

PRIMA LETTURA: Is 35,1-6a. 8a. 10- SALMO: 145- SECONDA LETTURA: Gc 5, 7-10- VANGELO: Mt 11, 2-11

 

Che volete che significhi il battesimo? Anch’esso è diventato un rito sterile, inutile in cui le buone famiglie si assicurano che anche i figli siano garantiti per la vita eterna. Ma un battesimo di fuoco è un battesimo che brucia, come il fuoco nelle stoppie. Il battesimo di fuoco ci rende impazienti, ci rende incapaci di stare zitti; il battesimo di fuoco ci rende appassionati nella denuncia delle ingiustizie e pone questa passione al di sopra di ogni altra preoccupazione, anche dell’obbedienza, della docilità. Questa passione sta prima di tutto. È al Regno di Dio che l’uomo aspira: questa è la certezza che, a volte , mi riconduce – come per una specie di reazione dinanzi alla realtà storica – all’intimità del Vangelo come germe vivo. Io mi ritrovo in quel Regno, lo sento vero, sento che esso circoscrive e relativizza tutto il sapere umano; tutto il razionalismo che si è svolto in antagonismo con la religione. L’annuncio evangelico è puro: esso è consegnato a coloro che lo vivono. Gesù è ancora uno sconosciuto, come lo annunciava il Battista: «C’è in mezzo a voi uno che non è conosciuto». Noi abbiamo Cristo nei crocifissi, nei quadri, nei simboli, nelle croci pettorali dei vescovi, negli anelli ma in realtà egli è uno sconosciuto, perché la Sua Verità verrà dopo la giustizia, e la giustizia non c’è. In questo mondo, se Gesù viene, è crocifisso per necessità. Dove più è acclamato, più è crocifisso. Bisogna essere fedeli a questa certezza, e bisogna certo, anche concedersi la gioia, ma sapendo che essa è parzialmente illegittima, e che essa è solo il pregustamento di ciò che sarebbe il mondo, qualora facessimo giustizia. Ci sono dei pessimisti che dicono: L’uomo è nato lupo per l’uomo e così sarà sempre. Dinanzi alla violenza non si meravigliano nemmeno: il mondo non può andare che così. Ma chi ha sperimentato che potrebbe andare in un altro modo, chi ha scoperto che dipende da noi, non dal fato, dalle stelle o dalla provvidenza, ma da noi, che vada in un altro modo, allora diventa più indomabile nel combattere le condizioni che impediscono questa realizzazione. Non ci sono due realtà: una il Regno di Dio e una il regno dell’uomo. La creazione è una sola; o il progetto di Dio è uno solo per tutti gli uomini. Avere questa certezza significa realizzare in noi l’attesa, l’avvento. Questa attesa ci pone nel cuore dei problemi di tempo e ci suggerisce, con fantasia creativa, espedienti per lottare contro la meccanica di morte, dinanzi alla quale sta la predicazione del Vangelo di Giovanni il Battista. I pubblicani, gli scribi, i farisei, Erode, tutti sono – dinanzi a Lui – condannati. Noi sappiamo che Cristo deve venire, viene dopo, ma è già presente anche in questo Vangelo di giustizia. Basta avere queste certezze e poi aprire le pagine del giornale di stamani per sapere come si fa a vivere il Vangelo nella concretezza della storia, senza troppa teoria. Basta rifarsi a questi imperativi di fondo, illuminati dalla Parola di Dio di oggi, per sapere che non si può essere cristiani se non ci addossiamo – in modo concreto – le tribolazioni in cui vive l’umanità che sconta le proprie ingiustizie.

 

Ernesto Balducci – da “Il Vangelo della pace” vol. 3 – anno C

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