7 Settembre 2014 – 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

7 Settembre 2014 – 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

7 Settembre 2014 – 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A

 

Noi non ci poniamo come ideologia contro altre ideologie ma come contestazione all'interno di tutte le ideologie, nella misura in cui esse si ritengono presuntuosamente risposte risolutive di ogni problema.

 

PRIMA LETTURA: Ez 33, 7-9- SALMO: 94- SECONDA LETTURA: Rm 13, 8-10- VANGELO: Mt 18, 15-20

 

… E un tempo, questo, in cui possiamo rallegrarci perché popoli interi che dormivano nell'inerzia storica si sono sollevati gridando la voglia di un mondo fraterno; in cui generazioni che sembravano chiamate semplicemente e riempire i vuoti, si pongono come soggetti diversi dal mondo adulto e gridano che vogliono un mondo diverso, un mondo fraterno. E un tempo straordinario, messianico. Ma, d'altra parte, una specie di cinismo circola attorno a noi e diffonde la sicurezza che tutto è inutile: il mondo non cambia. E allora si spengono le fiamme, i desideri si ritorcono su se stessi, generano disperazioni, follie morali. Noi dobbiamo entrare in un mondo siffatto con la certezza che l'esigenza di comunione fra gli uomini sarà sicuramente fallimentare nel suo esito ultimo se non è anche comunione con Dio. Ecco un punto dove la parola cristiana può diventare estremamente impopolare. Se io dicessi questa parola come parola prima, per discriminare gli uomini, farei di Dio uno strumento di divisione. Ma se io la pronuncio collocandomi idealmente all'orizzonte delle aspettative umane, il mio è il grido della sentinella. Solo la mia fede nel Dio che è amore mi può dare la forza per credere, a dispetto di tutto, che il senso della storia è l'amore fra tutti gli uomini. Nel riferirmi a Dio non mi riferisco affatto a un luogo di rifugio delle mie disperazioni fuori della storia, mi riferisco a Qualcuno che crea le cose nell'amore e per l'amore, e che mi giudicherà per il modo in cui mi sono messo in consonanza con questa creazione: che cosa hai fatto per i tuoi fratelli? Come ti sei riconciliato con loro? I credenti non hanno il monopolio dell'amicizia fra gli uomini. Il loro ministero di riconciliazione specifico riguarda il senso ultimo, definitivo, universale di questo viaggio verso l'umanità dominata dall'amore, regolata secondo la legge dell'amore. Questa aspettativa non è vissuta semplicemente nell'intimo dell'esperienza religiosa: è vissuta ogni volta che due o tre si riuniscono, e sono «la chiesa». La chiesa non è che l'embrione dell'umanità pacificata; il simbolo, la sentinella che emerge appena sul filo dell'orizzonte, cautamente, per annunciare, a chi è nell'accampamento, che sta venendo un tempo diverso, un tempo nuovo, che cioè è possibile mettere l'amore alla base dell'esperienza collettiva. La chiesa è solo un segno e uno strumento dell'amore degli uomini tra di loro. Essa annuncia che questa aspettativa non sarà vanificata dalla storia, perché poggia suI fatto che in Gesù Cristo la riconciliazione è cominciata. La nostra fede in Cristo è, dunque, una fede in un certo destino del mondo, quello della riconciliazione. Ecco qual è il potere messianico. Voi sapete come le parole della Scrittura: «ciò che voi scioglierete sarà sciolto, ciò che legherete sarà legato» sono state giuridicamente applicate al sacramento della confessione, e così sono rimaste svuotate dalla loro risonanza messianica. Esse vogliono dire che noi possiamo discernere, in virtù della fede, le attese che sono nel cuore degli uomini. Noi possiamo sciogliere e discernere, condannare e accogliere, non con un potere esterno che ci ponga allo stesso livello dei poteri umani, ma con la potenza spirituale che ci viene da Gesù Messia, che ci fa discernere nel cuore degli uomini le dinamiche di comunione; ci rende esegeti degli uomini, ci fa entrare nel cuore chiuso come una pietra per farvi sgorgare lo zampillo di acqua viva; ci può fare accostare ad un disgraziato che tenta il suicidio e fargli capire che vivere merita; ci può fare entrare dentro i gruppi che parlano di politica e mirano ad un diverso ordine, essere solidali con loro e dire forse la parola che essi non possono dire. Noi siamo la giustificazione ultima di ogni sforzo storico per creare un mondo diverso. La Chiesa non è dunque un'alternativa storica, è il lievito dell'unica storia degli uomini. Noi non ci poniamo come ideologia contro altre ideologie ma come contestazione all'interno di tutte le ideologie, nella misura in cui esse si ritengono presuntuosamente risposte risolutive di ogni problema. Mentre dico queste cose, cresce in me il bisogno di confessare che in realtà la nostra vita di cristiani è l'esempio del contrario. Noi siamo una comunità riconciliante. Ma perché non siamo riconcilianti? Perché in noi non ha avuto adeguata signoria la Parola del Signore. Hanno signoria altre parole. Dice al profeta il Signore: «ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia», Ma noi abbiamo annunciato parole che non erano della bocca di Dio. Abbiamo parlato di un'etica borghese, di una metafisica medioevale, abbiamo parlato di tante cose, tutte sanzionandole con la volontà di Dio, e invece dì essere ministri di riconciliazione siamo stato, e siamo, al nostro interno, ministri di divisione. Da qui comincia un discorso che lascio al vostro silenzio, ma che non può che risolversi in un rinnovato impegno ad adoperarsi anche se morissimo a metà strada – perché cambi questa comunità cristiana e sia non un luogo di divisioni e di conflitti ma di unione nel Cristo, sia un segno di unità fra tuffi gli uomini. Non di competizione, non di alternativa all'interno della storia, ma di animazione interna al cammino storico fino alle prospettive che superano la storia e che si identificano con l'eterna comunione con quel Dio che sarà un giorno Tutto in tutti.

 

Ernesto Balducci – da "il mandorlo e il fuoco" voi I – Anno A

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