7 Maggio 2023 V Domenica di Pasqua
7 Maggio 2023 V Domenica di Pasqua
Prima Lettura At 6, 1-7
Salmo Responsoriale (Sal. 32)
Seconda Lettura 1Pt 2, 4-9
Vangelo secondo Giovanni Gv 14, 1-12
Vorrei cercare di esprimere, in parole spero non equivoche e accessibili, una qualità, che si può chiamare la qualità evangelica per eccellenza, e che, con un linguaggio suggeritomi dalle pagine d’oggi”, potrei chiamare la simpatia per le pietre scartate. C’è una specie di contagio evangelico nelle coscienze che trova il suo luogo di riferimento in questa propensione, in qualunque situazione ci si trovi, per coloro che vengono scartati dai costruttori. Già ci dà una specie di sconcertante indicazione questo avvio del brano degli Atti degli apostoli dei quali abbiamo ancora nella memoria la descrizione enfatica della prima comunità apostolica che era un cuor solo, un’anima sola, non c’erano poveri fra di loro… Ecco, c’è un cenno che fa trasparire la forza oscura che poi è una forza oscura che fa la storia. In questa comunità c’era fra gli ellenisti, cioè fra i cristiani venuti non dall’ebraismo ma dal paganesimo, un malcontento verso gli ebrei perché le loro
vedove venivano trascurate nella distribuzione quotidiana. C’è già un principio di discriminazione: si trattavano diversamente le vedove ebree divenute cristiane, e le vedove pagane divenute cristiane. Una discriminazione, se vogliamo, infinitesima ma che subito preoccupa gli Apostoli che provvedono stabilendo un servizio — un «diaconato» — ispirato alla equanimità verso tutti i bisognosi. Dunque già allo stato nascente, nella Chiesa, c’era una linea di discriminazione, che poi si è sviluppata in maniera macroscopica. Questo principio di discriminazione non potremmo chiamarlo il male in assoluto perché è il principio stesso con cui noi siamo chiamati a creare le istituzioni.
Non si può creare un’istituzione — non importa se sacra o profana — senza discriminare tra quelli che sono adatti e quelli che non sono adatti. Tutta la società è organizzata su questo principio che in qualche modo può anche ridondare a beneficio comune, perché un’istituzione costruita con persone adatte rende un servizio molto più efficace. In questo criterio, che è un criterio antropologico ineliminabile, si nasconde tuttavia una spinta dove agisce il male, ed è il criterio della scelta. Un costruttore sceglie le pietre adatte in vista del potere, del dominio degli altri, allora dovrò scegliere un tipo di uomini che sono, per lo più, uomini senza scrupoli, senza perplessità, molto pronti a decidere e ad eseguire, che hanno di mira piuttosto lo scopo collettivo che non i problemi degli individui. E, con
questo criterio, noi possiamo portare avanti il nostro progetto in modo efficace, però con una inevitabile conseguenza, che molte pietre devono essere scartate, magari affidate alla pietà pubblica, se vogliamo, ma devono essere scartate. E una legge inesorabile della storia. Però che ne facciamo di queste pietre scartate? E che significa, poi, questa presenza attorno a noi delle pietre scartate? Ecco dove comincia un discorso di sapore evangelico. Che non è — torno a ripeterlo — un discorso volto a squalificare lo sforzo umano per dare struttura, organizzazione, alla nostra vita collettiva. No! È una denuncia profetica — è sempre questo il senso del Vangelo — che ci porta a vedere in trasparenza che cosa si annida in questo processo della nostra vita collettiva. Si annida il rifiuto dei criteri per la costruzione del regno di Dio. Noi sappiamo quali sono questi criteri. Il Signore ce li ha detti. La sua preferenza va per gli uomini miti, per i poveri, i misericordiosi, i pacifici. Questi sono gli elementi costruttivi del regno di Dio. Soltanto che questa costruzione non ha mai fine; non possiamo mai arrivare nemmeno a mettere la seconda pietra! Si è sempre lì a rimettere a posto le fondamenta, perché è un regno futuro.
Da “Gli ultimi tempi” vol.1 anno A