30 Giugno 2019 – XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C
30 Giugno 2019 – XIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno C
La nostra libertà politica, pensiamoci bene, è tenuta su dalla sofferenza di miliardi di persone. Sono loro che ci forniscono le condizioni economiche per andare fieri della nostra libertà.
PRIMA LETTURA: 1 Re 19,16b.19-21- SALMO: 15- SECONDA LETTURA: Gal 5,1.13-18- VANGELO: Lc 9,51-62
…Noi siamo al servizio di un'etica di sangue o di gruppo o di classe ed i nostri slanci sono tutti viziati dal sottinteso che c'è qualcosa di più importante delle nostre dedizioni. E noi lo sappiamo. Lo vediamo con i nostri occhi quanto questo scoperchiamento continuo in cui i profeti di ieri ci appaiono invece degli abili costruttori di interessi privati, di affermazioni di orgoglio di casta o di classe. E finalmente abbiamo un chiamato che chiedeva al Signore di poter si congedare da casa: «Nessuno che ha messo mano all' aratro e poi si volge indietro è adatto per Il regno di Dio». Nemmeno voltarsi, indietro è lecito, come non era lecito guardare all’Egitto durante il viaggio dell'Esodo. Non dobbiamo legare il cuore a nessun momento del nostro passato perché il nostro tesoro è nel futuro. Abbiamo così, attraverso questa rapida rassegna ti-pologica, individuato l'epicentro della libertà totale. Non dobbiamo cercare nel Vangelo i dettami della 1ibertà politica, della giustizia economica perché queste sono cose che appartengono al nostro orizzonte umano dove strumento sufficiente è la ragione umana illuminata dalla coscienza etica. Qui siamo in un altro versante, quello specifico dell'Evangelo che certo non è separato dagli altri ma tuttavia li trascende tutti e li mette sotto giudizio. E la sfera dove, anche se non ce ne accorgiamo, nella banalità feriale della nostra saggezza si giocano i termini ultimi della liberazione. Siamo liberi da noi stessi? C'è in noi la possibilità di consumare la nostra esistenza, così labile come un'onda in un fiume, per obiettivi che ci trascendono? Che danno senso all'universo intero? Chi siamo noi? Frammenti di un tutto, che si disciolgono in un tutto senza aver portato nessun contributo possibile alla crescita di un mondo diverso da questo e che chiamiamo regno di Dio? Un orizzonte a cui si appuntano, consapevoli o meno, le speranze dei poveri, degli afflitti, dei malati, dei moribondi, degli oppressi, dei tristi, dei solitari, dei traditi, di tutta questa porzione – che è poi l'umanità intera – che vive l'esistenza come se fosse una beffa? Si entra carichi di attese e, lungo la strada, più alte sono le attese e più profonde le disperazioni, per cui c'è da invidiare l'animale che nasce inconsapevole e muore inconsapevole. Questa attesa cos'è? Una beffa di un genio malefico che presiede al destino collettivo o è una tensione verso un mondo diverso che Gesù ci ha insegnato a chiamare regno di Dio? Questa è l'alternativa. Se è vero questo, noi abbiamo la possibilità di un' altra libertà. Possiamo vivere non come se fossimo noi il soggetto ultimo della storia ma mettendoci al servizio dello Spirito Santo. Come sentiamo l'inadeguatezza anche delle parole più sacre per esprimere questo mistero, che però nella sua sostanza non ignoriamo, lo sentiamo dentro di noi! Ci sono persone che hanno accettato lietamente la morte perché qualcosa avvenisse nel futuro, hanno consumato la breve stagione della loro vita, come si butta l'incenso in un braciere, perché venisse questo futuro. Questo è lo Spirito che è libertà. Certo è una libertà che disturba le libertà costituite, che spesso sono soltanto maschere di schiavitù consolidate. Gesù non poteva passare in mezzo alle grandi costruzioni del mondo antico senza esserne schiacciato. Era giusto che fosse crocifisso perché non c'era posto in questo mondo per un essere libero, in quanto questo essere libero destabilizza le fondamenta del mondo. Le nostre solidità sono basate su delle rimozioni, su dei sottintesi, su delle esclusioni che se per caso si riscuotessero e si facessero vive, ci farebbero cadere nel nulla. La nostra libertà politica, pensiamoci bene, è tenuta su dalla sofferenza di miliardi di persone. Sono loro che ci forniscono le condizioni economiche per andare fieri della nostra libertà. Le nostre libertà, se appena le guardiamo dall'angolo dello Spirito, sono semplicemente dei «panni sporchi» come disse il profeta Isaia. Non ce ne accorgiamo, c'è una rimozione che ci impedisce di dire che sono panni sporchi, come nella favola era proibito dire che il re era nudo, ma la nudità c'è e la sporcizia c'è, se la guardiamo da questo punto di vista. Se per caso un uomo passa in mezzo a noi e rivela tutto questo, è già condannato. Non è necessario rifarci del tutto a Gesù Cristo che certo rappresenta la totalità di queste possibilità umane, apparsa una volta per sempre, a dare la misura di questa dignità, ma posso nominare anche uomini della nostra semplice dimensione creaturale come Francesco d'Assisi o come Gandhi e tanti altri che hanno avvertito questa potenza dello Spirito e vi si sono dedicati fino in fondo ed hanno scosso le fondamenta. Questi uomini sono pericolosi e per lo più finiscono esclusi o uccisi…
Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – Vol. 3