28 Aprile 2024 5° Domenica di Pasqua
28 Aprile 2024 5° Domenica di Pasqua
Prima Lettura Dal libro degli Atti degli Apostoli At 9, 26-31
Salmo 21
Seconda Lettura Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo 1Gv 3, 18-24
Vangelo Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 15, 1-8
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Chi ha avuto già tempo di dirsi, dieci anni dopo, che le cose in cui aveva creduto
erano stolte, di rimettere nel cassetto le bandiere che aveva sventolato, e di
mandare al macero i libri che lo avevano appassionato, e di avere compassione per
i leaders che aveva acclamato ha avuto tempo di capire quanta follia ci sia nel
provvisorio. Ma questa saggezza, colma di delusioni, mentre aumenta il mio senso
religioso potrebbe compromettere la mia intelligenza del Vangelo. La pace
evangelica si nutre di delusioni. Convertirsi vuol dire entrare nella mischia. Ecco
per esempio, Paolo, che, posseduto dalla passione del Cristo, mirava all’unità di
tutti gli uomini abbattendo le barriere della divisione. In lui la pace diventa non un
godimento ma un progetto. La pace è una esperienza interiore, che deve diventare
un progetto che abbracci tutte le creature. L’importante è questa universalità. ul
piano politico, per esempio, la pace non è solo quella fra gli italiani o la pace
dell’Europa unita. Se questa pace dovesse fomentare altre guerre noi dovremmo
rifiutarla. Le paci che riusciamo a realizzare nella storia, se le guardiamo senza
l’accecamento ideologico cui è prodiga la cultura di cui facciamo parte,
interrogandoci su quali spalle, per caso, esso poggi, ci accrorgiamo che quella che
per noi è pace è amara per altri. Chi ha questa passione per l’uomo come tale non
puo non trovarsi in conflitto con coloro che sostengono la falsa pace, le false unità,
non quella che abbraccia tutte le creature, che investe l’universo intero. La passione
per abbattere la strozzatura di questo processo organico universale è una passione
evangelica. La chiamo evangelica non per appropriarmene ma per riconoscerle un
significato altamente cristiano anche se la vive uno che cristiano non si dice.
L’importante è che si lavori per questa pace misurando 1a costruzione sulle atese di
coloro che sono i meno privilegiati. Se noi dobbiamo giudicare una politica e
dobbiamo chiederci se essa è di pace o di guerra, non dobbiamo domandarlo ai
suoi artefici e agli elettori che sostengono gli artefici, ma a coloro che invece sono
esclusi dai suoi vantaggi. Allora possiamo giudicare. Ma così entriamo, lo ripeto
ancora, in una inquietudine che è molto conforme a quella che scopriamo nei primi
testimoni del Vangelo. Essi sono morti tutti uccisi non perché predicassero
l’insignificanza di questo mondo. La cultura antica è zeppa di profeti che dicono
che questo mondo non conta niente. Gli apostoli erano uomini a cui premeva
questo mondo, premeva che il mondo cambiasse, premeva che cadessero gli idoli,
che non si bruciasse incenso dinanzi a nessun imperatore, premeva che ogni
creatura godesse della paternità di Dio già nel tempo. Ci sono uomini religiosi, nel
senso antropologico e culturale della parola, che non sono uomini di pace. Li ho
conosciuti. Mi hanno insegnato anzi, canzoni di guerra, da piccolo. Abbiamo visto
con i nostri occhi le Messe al campo. Gli eserciti hanno invocato lo stesso Dio per
una impossibile vittoria di ambedue. Noi non vogliamo uomini religiosi ma uomini
evangelici, che prendano sul serio fino al sacrificio di sé, l’uomo che soffre. La mia
pace in Cristo non è un godimento fra privilegiati che si abbracciano soddisfatti, è
un impegno perché prima o poi (il cuore di Dio è grande, abbraccia gli orizzonti
che io non vedo) ci sia una pace vera fra tutti gli uomini. È un ideale necessario e
impossibile. Io devo agire come se fosse possibile, Perché nel cuore di Dio si
nascondono possibilità che per il nostro cuore sono impossibili. Allora, nella mia
fede trovo un motivo di più per un impegno sempre più largo sorpassando le
barriere psicologiche e culturali che mi imprigionano. Solo in questo senso io vivo
la pace del Signore. Che, dunque, non è consolazione che vi strappa alla solidarietà
col mondo, ma è spinta ad una compromissione perché il mondo si trasformi
secondo la legge dell’amore.
Da “Il mandorlo e il fuoco” vol.2 anno B