25 Marzo 2018 – DOMENICA DELLE PALME – Anno B
25 Marzo 2018 – DOMENICA DELLE PALME – Anno B
Non ci sono spazi garantiti, perché non appena uno per salvare la legge sacrifica un debole entra subito nella schiera di quelli che hanno crocifisso il giusto. Siamo allora tutti coinvolti.
PRIMA LETTURA: Is 50,4-7 – SALMO: 21- SECONDA LETTURA: Fil2,6-11- VANGELO: Mc 14,1-15,47
Quando mi avviene di dover dire qualcosa dopo aver ascoltato la narrazione della Passione, avverto l’incongruità, la non pertinenza del commento perché, se vi siete lasciati penetrare da questa straordinaria narrazione, non potete non aver accolto un messaggio perfettamente modellato sulla vostra attesa, sulle vostre perplessità: sia quelle che appartengono a noi in quanto creature umane, segnate dalla finitezza e dal peccato, sia quelle che ci riguardano in quanto viventi in una data società, in un dato momento della storia comune. […] Niente è garantito di fronte a questa radicale rivelazione: se il senso dell’esistenza del singolo uomo e di tutti gli uomini è quello che ci è stato rivelato cioè è quello della dignità dei miti, dei poveri, dei perseguitati, degli assetati di giustizia, dei misericordiosi: cioè di quelli che in questo mondo niente contano, e che se si aggirano nei palazzi del potere – e non importa dire quale potere – non possono farlo che con contraddizioni interiori se sono rimasti autentici. Non ci sono spazi garantiti, perché non appena uno per salvare la legge sacrifica un debole entra subito nella schiera di quelli che hanno crocifisso il giusto. Siamo allora tutti coinvolti. Contro chi posso puntare il dito? Siamo collocati a quel livello dove devo smettere perfino la nostra legittima dialettica contrapposizione. Non possiamo dire: «Quelli sono i farisei». No, siamo tutti dentro e siamo dalla parte dei colpevoli e dobbiamo batterci il petto come fece il centurione sotto la croce. È molto importante questa riflessione per purificare di continuo – perché non è una riflessione da un momento solo – le nostre idee acquisite, anche il Gesù Cristo della nostra cultura. Se noi entriamo in questa tenebra ne siamo purificati perché siamo in grado di capire che cosa sia il mistero della resurrezione, che non dobbiamo immaginare secondo le categorie della nostra cultura. Si legge: «Non sapevamo che fosse resurrezione». E chi lo sa di noi? Nessuno lo sa perché la resurrezione non può essere rappresentata con categorie interne alla nostra labile cultura. Ma, se scendiamo nelle profondità, nasce come un postulato che è più forte delle scosse sismiche, perché o c’è l’assurdo che inghiotte anche noi – perché come si fa vivere un giorno in più dopo che si è visto quello che si è visto? – oppure c’è una specie di ipoteca lanciata sul futuro. È la speranza che getta l’ancora oltre la tenebra della notte e si abbarbica ad un’alba che verrà, quella che chiamiamo Pasqua. Queste sono le certezze che fioriscono ai margini di questa pagina che è la memoria cristiana per eccellenza. Che cosa fu il Cristianesimo? Fu il racconto di questa passione. Il resto è nato dopo e non sempre puro, non sempre giusto. Ma questa memoria è la grande memoria cristiana che è, per ripetere l’espressione di un teologo contemporaneo, una «memoria sovversiva». È memoria sovversiva perché sovverte le nostre costruzioni. In questi mesi io ho visto questa sovversione: i sapienti diventati stolti, i maestri del diritto dire sciocchezze, gli uomini del potere amanti della giustizia improvvisamente impalliditi per il senso dell’ingiustizia che stavano compiendo. L’ora delle tenebre non è un’ora da mettere nella serie delle ore del nostro calendario, sta sotto tutte le ore. A volte si rompe il velo e ci caschiamo dentro. Ci siamo cascati e allora la passione del Figlio dell’Uomo e la nostra passione di umanità arrivano a combaciare. È da qui che nasce la sapienza senza la quale non sarebbe possibile vivere secondo Dio.
Ernesto Balducci – da “Gli ultimi tempi” vol 2 – anno B