25 dicembre 2020 NATALE

25 dicembre 2020 NATALE

25 DICEMBRE 2020 – SANTO NATALE

 

 

…Nell'evento del Natale c'è una forza di contestazione ed è inutile che noi la copriamo con tutte le nostre arcadie natalizie. C'è e rimane ancora oggi. Guardate la Palestina! Una delle due: chi crede nel Dio del Natale deve credere che Dio ha la faccia del nemico. Dio rassomiglia al diverso da noi, non a noi. Dio rassomiglia a colui che, presentandosi, ci mette in questione. Non è un Dio che è filosofo con i filosofi, guerriero con i guerrieri, monaco con i monaci. Questo è un Dio a nostra immagine e somiglianza e un Dio simile è una menzogna, è una enfiagione dello spirito, è un modo di dilatare all'infinito la nostra volontà di potenza, la nostra menzogna interiore. Dio è diverso. Ecco il punto critico del Natale, che, come capite, se è cosi, non è una festa che permetta abbandoni a facili euforie. Anche questo è un aspetto su cui, sia pure in modo fuggevole, dobbiamo soffermarci. Per liberarci dal pungolo che vi ho detto, quante ne facciamo! La stessa universalizzazione del Natale, il fatto che questa festività ormai si dà a tutti, è un modo di occultare questo avvenimento. Il Natale è consumato soprattutto da coloro che sono come noi, che sono interni all'area del privilegio e del benessere. Anche le notizie, che si ripetono con una certa compiacenza, delle spese faraoniche che si fanno in questi giorni ci fanno dimenticare che il vero Natale lo celebra chi non spende nulla perché solo per coloro per i quali non c'è posto nel supermarket Natale,è Natale, non per noi. Se cosi stanno le cose – e stanno cosi, non c'è dubbio – il mistero ci contesta. Detto questo – e non voglio insistere oltre – vorrei svegliare in me e in voi una speranza. Non siamo perduti del tutto. Anche noi abbiamo in noi la tristezza di sentirci esclusi dalla comprensione di tante cose; la tristezza di sentire che la parte migliore di noi è stata come soffocata, che se noi potessimo davvero guardare il mondo con gli occhi richiesti dal mistero del Natale vedremmo le meraviglie di Dio nel mondo, ci accorgeremmo che Dio è presente nel mondo ma non come vorremmo noi. "Dio nessuno lo ha mai visto, soltanto il suo Unigenito che è venuto nel mondo – è detto cosi al termine del prologo – ce lo ha rivelato". Quindi Dio non possiamo capirlo attraverso concetti raffinati, quelli di cui ci parlano i teologi, magari anche i catechismi. Dio, così ci è detto, rassomiglia straordinariamente ai bambini che in questo momento stanno morendo di fame, rassomiglia ai molti profughi fuggiti dai luoghi della fame e che invadono le nostre città, negri che ci fanno un po' ribrezzo. Dio viene. Chi se ne accorge? Potessimo avere gli occhi per vederlo, per scoprire questa profonda parentela che tutti noi, creati dal Verbo, abbiamo! Siamo uniti ad uno stesso mistero, abitati dalla stessa volontà divina, pervasi dalla stessa ragione del 'logos' anche dove le differenze sono abissali. Potessimo avere gli occhi per veder splendere la gloria di Dio nel negro che ci è accanto, nel bambino che cresce rachitico? Allora sapremmo chi è Dio. Ma se impariamo dalle nostre università teologiche, lo impariamo dai nostri libri, allora Dio è fatto a nostra misura ed è un Dio che sigilla le nostre menzogne. E' il Dio che ha fatto le crociate, che ha distrutto gli indios, che ha dominato i negri dell'Africa, è il Dio di cui i poveri del mondo non vogliono sapere nulla perché è il Dio creato da noi e non è il Dio del Natale. Ecco la verità dura che dobbiamo dirci, che ci dà gioia e ci contesta nello stesso momento. Queste cose dobbiamo dircele perché i tempi che si avvicinano sono i tempi in cui l'alternativa tra una umanità pacificata attraverso l'abolizione degli idoli e una umanità pacificata attraverso la fraternità dell'uomo per l'uomo si fa sempre più presente e sono convinto che la resistenza più dura per molti cristiani è nel rinunciare al Dio che si sono immaginati secondo le proprie esigenze, abbandonando il mistero provocatorio del Natale. Se noi però ricerchiamo Dio nel luogo in cui è nato come uomo – in una mangiatoia, fra gli animali, ai limiti dell'essere umano – attraverso questa via inconsueta e inattesa ritroviamo anche la trama della fraternità umana. E' su queste scelte che saremo giudicati.

 

                                                                                  Ernesto Balducci – da: “Omelia di Natale del 1988”

/ la_parola