25 Dicembre 2019 Natale
25 Dicembre 2019 NATALE
La tenda che Dio ha stabilito fra di noi è la carne dell'uomo. Ivi è Dio, non ci sono altri tabernacoli. E arriveremo alla gloria attraverso quella tenda, non altre.
…Penso spesso, non so se indulgo al sentimentalismo, che il fascino di un bambino – ed oggi è la festa dei piccoli – derivi proprio dal fatto che nel bambino noi rivediamo l'immagine delle nostre possibilità fallite: nel bambino la creazione torna ad esser tutto, perché in un bambino legittimamente possiamo collocare tutte le speranze possibili . Vedremo pian piano cadere una dopo l'altra tutte le speranze quando egli sarà uno come noi cioè un povero fallito, finalmente a posto, con tutte le relazioni sociali stabilite e i titoli e le garanzie per il futuro. Sarà felice ma anche infelice, perché nato in un mondo dove si riesce soltanto a condizione di rinunciare a tante possibilità per scegliere solo quelle prestabilite dalle tavole di bronzo della legge. Quando si diventa grandi si diventa peccatori, solo per questo.
Ma là, dove l'integrazione non ha operato, dove si vive, per così dire, nel ritmo stesso della natura appena sufficiente a sé, l'orizzonte di Dio è aperto. Il peccato dell'uomo consiste nell'irrompere dentro questo orizzonte di possibilità per contaminarle tutte, per metterci l'artiglio della cupidigia e dello sfruttamento. E allora, quello che la natura offre con freschezza inesauribile entra dentro le spire dell'uomo e diventa contaminato dal male.Dov'è che noi cercheremo Dio, dunque? Non nella città stabilita, non dentro le mura ma fuori. E questo bisogno profondo di confrontarci con tutto ciò che resta lontano da noi, emarginato dalla forza della nostra esclusione, è la ricerca di Dio. Il mistero di Dio non dobbiamo scrutarlo in cielo: anche questo è un modo perché l'esclusione dell'uomo continui tranquillamente. Quanti mistici hanno tenuto gli occhi al cielo mentre a cinque passi da loro il povero, il bambino, venivano uccisi, affamati, emarginati! La mistica naturale rientra nella storia del peccato, infatti. Da poi che Egli « ha messo le tende fra di noi» non dobbiamo cercare altre tende! Quella dobbiamo cercare. La tenda che Dio ha stabilito fra di noi è la carne dell'uomo. Ivi è Dio, non ci sono altri tabernacoli. E arriveremo alla gloria attraverso quella tenda, non altre.
E invece noi non sappiamo adattarci ad entrare dentro la tenda dell'uomo proprio perché essa implica da parte nostra lo spodestamento, la rinuncia alle nostre convinzioni, il riconoscimento delle speranze dei più deboli, che noi vorremmo anche accogliere purché passino attraverso le linee stabilite dalla nostra saggezza di possidenti. Cercare Dio nella tenda dell'uomo (dell'uomo povero) vuol dire appunto condannare il nostro mondo. E quello che non vogliamo. Saremmo pronti a fare cattedrali d'oro purché non si scomodi il nostro mondo, purché rimanga quello che è. Non vorremmo mai uscire nelle valli dove langue l'umanità abbandonata. Ci siamo fatti una religione a nostra immagine e somiglianza, e adesso che sentiamo che essa è vuota, che non parla più al cuore dell'uomo, siamo sgomenti. È giusto che siamo sgomenti. Se la fede scomparisse da noi avremmo quel che meritiamo. La crisi di fede nel nostro mondo cristiano è il segno del giudizio di Dio. Gli idoli non reggono più. Ma ne avremo presto altri, finché non ci saremo adattati a questa legge che è la legge del Natale: Dio ha messo la tenda fra gli uomini, è un « Dio·con·noi », e quindi il suo luogo di manifestazione è la creatura debole e fragile. Questa è la verità: questa è la contemplazione cristiana. Se si esce da questo passaggio obbligato tutto il resto è contaminato da una menzogna di partenza, da una preterizione astuta, dal bisogno di non lasciarci compromettere dalla fede. E infatti è proprio così. I fatti lo provano.
Noi siamo entrati in una stagione di fragilità sociale. È una fragilità che non è capitata per svista, per incidente, ma per logica interna. Noi abbiamo costruito i nostri valori così declamati dai poeti della storia occidentale – fraternità, libertà, eguaglianza – su una legge semplice: che le cose contano più dell'uomo. Ecco la legge fondamentale: « le cose contano più dell'uomo ». Su questa menzogna abbiamo costruito gli ideali universali. Ma la menzogna partorisce morte; basta lasciare che abbia tempo per svilupparsi. II tempo è venuto: la menzogna genera da sé la morte e l'omicidio, e noi ci siamo. II mondo della sicurezza è attraversato da brividi. Si ricomporrà, probabilmente, per brevi pause, ma noi non potremo più pensare, con la buona coscienza di dieci o venti anni fa, un mondo stabilito sulla pace senza che questo significhi mobilitazione deI nostro mondo.Non possiamo più pensare ai miliardi di uomini che sono fuori dal privilegio senza avervi rinunciato. Ma per un cristiano il quale misuri la sua fede su questa punta acuta della contestazione natalizia, questo è il segno di Dio. Allora posso io, come una sentinella, guardar lontano e dirvi: «Viene il Regno di Dio, ma non vi rallegrate».
Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 1