23 Febbraio 2014 – 7^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO-Anno A
23 Febbraio 2014 – 7^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO-Anno A
Non è vero che il nemico c'è e ne prendiamo atto, il nemico c'è perché lo produciamo noi.
PRIMA LETTURA: Lv 19, 1-2. 17-18- SALMO: 102- SECONDA LETTURA: 1 Cor 3, 16-23- VANGELO: Mt 5, 38-40
…La sapienza del mondo è stolta – ad esempio – ogni volta che dice che se si vuole pace bisogna preparare la guerra. Stoltezza quasi emblematica, da manuale. Noi abbiamo in tutta la storia preparato guerre per garantire la pace e la pace è stata sempre solo una piccola pausa provvisoria fra guerre preparate perché ci fosse pace. E così, noi abbiamo fatto valere un concetto di sicurezza basato sulla forza e adesso questa forza è diventata così immane che ci fa paura. La minaccia nasce dalla stessa forza che abbiamo messo in essere per la nostra sicurezza. Volete un' altra prova più tangibile della stoltezza del mondo? Ma mentre questa stoltezza ieri era dissimulata, per cui anche i bambini, magari portati per mano dai nonni, andavano a vedere la sfilata dell' esercito, commossi – così ci avevano insegnato – oggi appena vediamo un missile ci viene il freddo dentro. Nessuno va a far cortei per ammirare i missili che passano, ma la stoltezza non è morta. La stoltezza che ha trovato il suo sacramento visibile nel missile è diffusa dovunque. Il missile è solo il punto in cui la trama fa nodo, ma la trama è ovunque. L'oggetto ha comandato il soggetto, l'oggetto immane plasma le coscienze, per cui viviamo respirando una violenza che ci sta uccidendo. Finalmente la stoltezza del mondo è messa allo scoperto! La stoltezza evangelica del porgere l'altra guancia non potrebbe nascondere in sé una sapienza più sapiente della sapienza del mondo? Non potrebbe essere questo il vero metodo? Certo è un metodo che va affidato alla libera creatività delle coscienze, non può essere – lo notiamo subito – trasferito in legge normativa. Ma quanto meno dobbiamo modellare le leggi in modo che esse favoriscano la manifestazione creativa della non violenza: la favoriscano, non la ostacolino. È questo ciò che dobbiamo chiedere all'ordine costituito. Per arrivare a questo punto – il discorso è vasto ma io devo invece tagliare rapidamente per arrivare alla conclusione – ci sono alcune premesse che mi sta a cuore annunciare e che son contenute nel brano evangelico. Io mi accorgo che in ogni documento, anche in quelli formalmente cristiani, in cui si sostiene il concetto di guerra giusta e della nuova forma di guerra giusta, come la giusta deterrenza, c'è sempre da aspettarsi il momento chiave. Il momento chiave è l'identificazione del nemico che è la necessità logica che regge tutto l'argomento. Non è vero che il nemico c'è e ne prendiamo atto, il nemico c'è perché lo produciamo noi. Noi produciamo l'immagine del nemico, gli diamo una maschera colorata dalla nostra passione, dal nostro risentimento e dai nostri interessi. Il nemico diventa terribile. Questo è vero anche nell' educazione dei bambini. Ricordo che quando ero piccolo la stessa parola «austriaco» mi faceva paura e quando per caso incontrai un austriaco lo guardai meravigliandomi che fosse un uomo come gli altri. Ci avevano insegnato che gli austriaci erano i nemici. Simili condizionamenti, in tempi più tragici come il nostro, possono essere fatali. La prima condanna che noi dobbiamo far nostra e meditare per trasformarla in sostanza culturale, in clima quotidiano, è quella dell'idea del nemico: non ci sono nemici. Lo so che a livello politico possono esserci, ma ne prenderò atto nel regime di necessità in cui mi trovo, ma quel regime di necessità. non sarà costituito da una specie di impulso biologico. Come ho detto più volte, la novità del nostro essere cristiani, in questo ultimo scordo del secondo millennio, è che oggi potremmo finalmente vivere senza avere nemici. Noi siamo stati educati, sempre, all'idea che i cristiani hanno dei nemici. La Chiesa ha dei nemici e quindi occorre far di tutto per difenderla: Anche il concordato, di cui i miseri resti sono rimasti sanzionati ieri, è stata una costruzione nata da questa paura dei nemici. Chi ha paura dei nemici ha una paura che nasce dal fatto che è lui il nemico, è lui che ha prepotenze interne, ha volontà di conquista, ha la libidine del potere ed è proprio per camuffare questa sua ferinità che egli si costruisce l’avversario. C’è tutta una storia di avversari che abbiamo combattuto mentre il male era dentro di noi. Finalmente ci è possibile – non è che questo sia un costume generalizzato – dirci cristiani senza avere nemmeno un nemico. E se per caso c'è un nemico, è quello a cui vogliamo bene, per cui preghiamo e che semmai vorremmo smontare, dal suo stato di ingiusta inimicizia, attraverso un di più di amicizia: questo ci dice il Signore. Non e questo un principio riservato ad una élite, è un principio che è condizione di sapienza per tutti gli uomini: questa è la nostra certezza. Siamo arrivati ad un punto in cui la stoltezza di questo mondo ha toccato e il limite, e il limite è quello in cui una tendenza si sviluppa fino a negare se stessa. Per esempio il principio della sicurezza, che ha guidato tutte le organizzazioni militari, è arrivato ad un tal punto che nega se stesso: noi muoriamo per troppa sicurezza. E la troppa sicurezza che ci minaccia. Non è una battuta, è una dedizione dello stato di cose. L'umanità sta morendo, sta affondando per eccesso di sicurezza. Questo stato drammatico è lo svelamento, l'apocalisse della idiozia nascosta nella sapienza.
Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 1