21 Ottobre 2018 – XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B
21 Ottobre 2018 – XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B
Saranno gli ultimi ad insegnarci come si deve entrare nel sentiero della conoscenza di Gesù Cristo. È questo il mistero che stiamo vivendo in questi anni.
PRIMA LETTURA: Is 53,10-11- SALMO: 32- SECONDA LETTURA: Eb4,14-16 – VANGELO: Mc lO, 35-45
… Noi viviamo nel mondo del potere, noi abbiamo dentro di noi, anche se non ce ne accorgiamo – ecco quali sono gli esami di coscienza importanti che non ci sono stati insegnati nella nostra infanzia – quei germi seminati dal mondo, diciamo pure con parola più laica, dalla cultura, dalla scuola che abbiamo frequentato, dalla classe a cui apparteniamo, dal sistema economico di cui subiamo i fasti ed i nefasti. Abbiamo delle tendenze che sono legate al conf1itto che ora spiegavo. Ecco perché mi fa spavento il risorgere del razzismo ideologico, come mi piace chiamarlo, che non è semplicemente una ripugnanza per il colore della pelle, è il disprezzo per coloro che non appartengono al nostro sistema di potere e lo minacciano e lo fanno scricchiolare. Allora noi prestiamo agli esclusi i volti terribili del terrore, li giudichiamo con categorie estreme, malvagie. Questa frattura ci porta pian piano a farci solidali con la logica del potere, che è il male che cammina nella storia con piedi di carne e che può essere visto e nominato perché ha nomi, cognomi e indirizzi. Questa riflessione è necessaria per non fare del momento evangelico un momento accanto alla vita, una specie di pausa domenicale per rifarei una coscienza buona, il bucato settimanale che ci permette di tornare più contenti di prima alla vita di tutti i giorni. La religione può diventare una artificiosa ricostruzione della buona coscienza in chi non ha diritto di avere una buona coscienza. Dobbiamo portare scoperte in noi le responsabilità, non camuffarle scaricando su arcane potenze o su destini provvidenziali ciò che invece rientra nello spazio delle nostre scelte e dei nostri giudizi. Questo è il modo per me – lo ripeto assumendomi le responsabilità di questa ermeneutica – di leggere il Vangelo senza staccare i piedi dalla sofferta partecipazione alla storia di. tutti i giorni. Ecco perché questa lettura del Vangelo non può piacere nemmeno a noi; essa non ci manda mal consolati ma ci rimette in questione: «Potete voi bere questo calice?». E fuori metafora: «Siete pronti voi a subire dispregio perché mostrate amore per chi è disprezzato? Siete pronti ad accettare eventualmente il conf1itto con gli uomini del potere, per amore di coloro che sono schiacciati dal potere?». Queste sono le domande attualizzate. Senza queste domande il resto – lo ripeto – crea uno scompartimento, esterno ed interno, dove i conflitti invece di essere affrontati vengono risolti nella confusione nella evasione, in modo che essi continuino il loro gioco come prima, trovandoci, nella migliore delle ipotesi, indifferenti, come chi ama la verticale della contemplazione mentre i conflitti sono nella orizzontalità della storia dominata dal potere. Queste fughe non ci sono concesse. Ecco perché noi stiamo cercando di rintracciare il sentiero nascosto per accostarci alla universalità del mistero dell'uomo che noi confessiamo essersi manifestata nel mistero di Gesù, figlio dell'uomo, e lo rintracciamo attraverso ciò che dicono le vicende degli uomini di questo tempo, gli ultimi, quelli che sono chiamati a servire, per destino storico, e che oggi .sanno rileggere queste cose e viverle con ricchezza di fantasia. Tra di loro sono i nuovi martiri della fede, meglio dell' amore senza che ci sia bisogno di andare a cercare quelli antichi. Il grande martirologio della fede cristiana e dell'amore per l'uomo è stato scritto in questi anni, ma non dalle nostre parti. Noi non abbiamo, nelle nostre cronache, cose del genere, perché noi siamo astuti. Siamo capaci di dare anche il premio Nobel ad un ultimo, per avere l'onore di aver proclamato al mondo che noi siamo innamorati degli ultimi, ma purché l'ordine del mondo resti quello che è. Questa astuzia non è tollerabile. Saranno gli ultimi ad insegnarci come si deve entrare nel sentiero della conoscenza di Gesù Cristo. È questo il mistero che stiamo vivendo in questi anni. I nostri dottori, i nostri teologi, i nostri prelati di tutti i livelli possono dirci più o meno cose sagge come quelle che diciamo noi. Ma noi non facciamo che ripetere una antica canzone, mentre su di noi gravano responsabilità per le quali non abbiamo compiuto un atto di pubblico pentimento, preoccupati come siamo di dimostrare al mondo che siamo stati sempre coerenti con il passato. Oggi parliamo di misericordia, ieri parlavamo di scomunica, però abbiamo bisogno che si riconosca che abbiamo sempre predicato la stessa verità. Non siamo capaci di pentirei della nostra complicità con la logica del potere. Ecco perché questo confronto, e con la storia vissuta e con la pagina evangelica, è adatto a rimettere in moto la nostra coscienza. Certo, da questo confronto ci viene anche una consolazione, perché non c'è scoperta di valore spirituale, anche severa, che non abbia in sé un riflesso consolatorio. È la consolazione di sapere che non siamo abbandonati, che il nostro mondo non è affatto abbandonato alla malizia dei potenti perché c'è la schiera straordinaria degli. ultimi che stanno preparando, alloro interno, la nostra redenzione. Questa verità rimane nel suo ordine, che è ordine di fede, non è un ordine politico-economico, però voi comprendete come da questa verità di fondo scende una luce che rimette in questione perfino la maniera con cui questi giorni abbiamo giudicato i fatti drammatici che hanno turbato l'ordine internazionale, hanno turbato per un momento – non c'è da illudersi – l'omertà internazionale che comporta di mettere al primo posto la logica del potere e all'ultimo posto quella della coscienza. La corruzione della fede cristiana è arrivata fin a fornire un sostegno alla presunzione di quelli che sono, in questo brano del Vangelo, presi a bersaglio da Gesù Cristo. Noi non possiamo non misurarci con queste contraddizioni e tirarne le conseguenze, di sapienza (nel giudicare e nello scegliere, anche nell'ordine politico) e di consolazione perché la storia dell' amore che Gesù ha vissuto fino in fondo non si è mai interrotta. Forse oggi abbiamo la ventura, o la grazia, di poterla rivedere ad occhi nudi. È attraverso questa via che Dio provvede alla nostra conversione.
Ernesto Balducci: da- “Il Vangelo della pace” – vol. 2