21 Febbraio 2021 – 1° DOMENICA DI QUARESIMA
21 Febbraio 2021 – 1° DOMENICA DI QUARESIMA
Cinquant'anni fa l'annunciare la necessità di essere riconciliati con la terra poteva sembrare una divagazione arcaica o georgica. Oggi questo discorso non è più retorico. Esso propone un progetto di esistenza, perfino un programma politico.
PRIMA LETTURA: Gen 9,8-15 SALMO: 24 SECONDA LETTURA: 1Pt 3,18-22
VANGELO: Mc 1,12-15
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… Siccome la Lettera di Pietro parla del battesimo, riferiamoci pure a questo momento così significativo della nostra appartenenza alla comunità di fede. Il battesimo è collegato al simbolo dell'acqua, che per gli antichi aveva una terribile bivalenza: l'acqua era il caos, era l'alluvione, il disastro l'acqua era la palude, era la putredine. Infatti Dio comincia a creare il mondo separando la terra dalle acque. Soltanto in questa separazione comincia l'ordine. Ma l'acqua è principio di vita; è nell'acqua che abita l'embrione nel seno materno; è l'acqua che feconda le zolle: l'acqua è il segno positivo. Il battesimo è appunto l'adempimento di questo senso simbolico positivo dell'elemento naturale. Esso ci investe di una responsabilità quale quella di Noè, da cui ricominciò il genere umano. Essere battezzati non vuol dire solo essere salvati dal peccato originale. Questo aspetto negativo oscura il senso totale se scisso dalla valenza positiva che invece è connessa all'immagine del Cristo della Resurrezione. Esser battezzati significa assumersi la responsabilità messianica nei confronti del destino del mondo. Significa, dunque, assurgere al livello stesso in cui Cristo visse e donò la propria vita per la salvezza di tutti gli uomini. Il vero battezzato è colui per il quale la ragione dell'esistenza è la riconciliazione del mondo. Questo è il battesimo. Non è un privilegio che segrega in una specie di compiaciuta salvezza alcuni uomini dagli altri: è l'assurgere al livello di responsabilità universale di una creatura che è continuamente tentata di gestire la vita come una cosa propria, di vivere secondo le regole di un egoismo scritto nella carne e nella ragione. Essere battezzati vuoI dire dunque avere una coscienza universale in una prospettiva che la luce della fede innesta direttamente al miracolo della Resurrezione. Noi siamo per una vita totale, senza interruzioni e senza fratture. Per questo crediamo nel Gesù della Resurrezione, per questo il Suo nome non è il nome di uno fra gli uomini, ma è il nome di Colui senza del quale non conosciamo né riceviamo la salvezza che il Padre ha deciso di concederci. Da questa cornice di certezze, che è bene ogni tanto risollevare alla diretta percezione della coscienza, deriva anche un comportamento storico. Certo, raccoglierci per confessare queste nostre certezze, per superare le acque che ci inghiottono, per sollevare al di sopra dei limiti individuali la luce della speranza di tutti gli uomini al cospetto di Dio; per sperimentare, sia pure nella fugacità e labilità del simbolo, che significhi darci un segno di pace, essere una umanità pacificata, tutto questo ci tocca in quanto comunità di credenti. Ma questo è solo il momento che ci prepara e ci dispone al resto, ad entrare nel mondo. Per promuovere ogni riconciliazione. Siamo in un tempo in cui davvero questo compito è in primo luogo, non ha bisogno di essere indicato attraverso i faticosi itinerari dell'intelletto. Cinquant'anni fa l'annunciare la necessità di essere riconciliati con la terra poteva sembrare una divagazione arcaica o georgica. Oggi questo discorso non è più retorico. Esso propone un progetto di esistenza, perfino un programma politico. E cosi se noi apriamo, come dobbiamo fare ogni tanto, l'atlante della vita sociale planetaria – ormai i mezzi di comunicazione ci gettano in casa immagini da tutto il mondo – non possiamo non avvertire la perfidia di cui siamo vittime. Gli organi di informazione ci nascondono il fatto dei 50.000 bambini che muoiono ogni giorno e ci informano sulle sciocchezze della vita più o meno corrotta e stupida della società opulenta. La verità ci viene nascosta. Un potere occulto ci fa deviare nella nostra stessa cognizione del genere umano. Dobbiamo rompere gli accerchiamenti della manipolazione perché, se noi diamo somma importanza ad episodi che ci toccano nell'immediato e dimentichiamo che siamo membra di un genere umano il cui destino è organicamente unitario, noi siamo sviati perfino nelle nostre scelte politiche. Lottare contro questa manipolazione delle coscienze; educare la nostra ad assumere come orizzonte suo il mondo intero; vivere in modo realistico la vocazione di cittadini del mondo per cui tutto quel che avviene in Africa ci tocca direttamente, significa, in un sol momento, dare fede cristiana, e scuotere le prigionie che ci condizionano. Si sa l'educazione religiosa imprime spesso un tratto di pusillanimità che ogni qualvolta diciamo parole grandi ci viene il sospetto di abbandonarci, alla presunzione. Invece è la magnanimità (nel senso etimologico della parola: l'animo grande) il segno psicologico dell'essere cristiani. Se ogni cosa che tocca il genere umano ci preme, passano al primo piano fenomeni che nelle nostre chiese e nei nostri ambienti culturali sono trascurati e disattesi. Questo capovolgimento è conversione. Se dunque all'inizio di questa Quaresima dico: convertiamoci in nome del Signore, voglio dirvi: superiamo i nostri egoismi, rompiamo i nostri schemi, apriamoci alle attese, alle provocazioni che partono da tutti i punti del genere umano.
Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 2