19 Aprile 2015 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

19 Aprile 2015 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

19 Aprile 2015 – 3^ DOMENICA DI PASQUA – Anno B

 

Il giudizio universale non è la grande scenografia delle fantasie medievali: è, sì, un mio render conto a Dio ma è anche un Dio che rende conto a me. Ho troppe cose da chiedere.

 

PRIMA LETTURA: At 3,13-15. 17-19 – SALMO: 4 – SECONDA LETTURA: 1 Gv 2, 1-5 VANGELO: Le 24, 35-48

 

… È pericoloso parlare di Dio con sicurezza. Mi verrebbe voglia – ma non è il caso – di mostrare, sulla linea della storia, come in tutte le epoche in cui si era molto sicuri di Dio, si era molto duri contro l'uomo. I roghi sono stati accesi da credenti che di Dio erano sicurissimi o le loro teologie erano estremamente squadrate, i loro concetti filosofici chiari … Ma erano spietati contro l'uomo! La loro sicurezza era feroce. Noi dobbiamo adorare il mistero di Dio, sapere che non lo conosciamo, senza colmare il vuoto con sicurezze artificiali, dimenticando, secondo la parola di un grande teologo evangelico, «che quello che l'uomo dice di Dio è sempre l'uomo che lo dice ». L'adorazione del mistero di Dio è, in un sol momento, rispetto per il mistero dell'uomo, per la diversità dell'uomo, per le possibilità dell'uomo. Così Gesù ha fatto. Per i farisei l'adultera era un'adultera; per Gesù non era solo quello, era una possibilità nuova: «Va'; e non peccare più ». Gesù vedeva nelle creature il loro futuro, la loro possibilità e le restituiva a quelle possibilità, liberandole dall'identità del presente. Egli rispettava il mistero dell'uomo e sconvolgeva le sicurezze dei tutori di Dio che erano nemici dell'uomo! È importante dire queste cose. E importante quanto meno per coloro che soffrono questo tipo di scandalo. Ognuno ha un tipo di scandalo a cui è esposto. Non ci sono scandali identici per tutti. Anche in questo è la nostra diversità. Ma questo scandalo – che io ho sempre sentito forte • della iniquità degli uomini che credono in Dio, me lo posso spiegare solo col Vangelo. Furono gli uomini sicuri di Dio a mettere in croce Gesù Cristo, non i nemici di Dio e gli atei del tempo (se ce n'erano): gli uomini sicuri! Gesù ci apre ad un'immagine di Dio non chiusa in concetti rigidi ma nascosta nel mistero del nostro futuro. La fede è consustanziale alla speranza. lo non so, non so quello che saremo. Lo sapremo, lo saprò; e questo mi porta a sorpassare, ad attraversare il mistero della vita, le incongruenze della vita, in cui la Provvidenza sembra assente, e che lasciano inesauditi gli interrogativi che restano dentro di me. Essi sono una specie di conto aperto che io presenterò a Dio: «ho creduto in Te, o Padre, nonostante i forni crematori, nonostante i terremoti, nonostante gli scandali avuti dai tuoi uomini, da quelli che mi parlavano di Te e agivano contro la Tua Parola. Ho creduto in Te». È il mio conto aperto. Il giudizio universale non è la grande scenografia delle fantasie medievali: è, sì, un mio render conto a Dio ma è anche un Dio che rende conto a me. Ho troppe cose da chiedere. Non è tutto chiaro. «Come è possibile questo », disse Maria a Nazareth, «come è possibile questo?» Interrogativi del genere restano sospesi nel mio dialogo con Dio, nella mia preghiera. Non sono chiusi. Nessuno venga a dirmi: « Lei che crede in Dio, mi spieghi ». lo non so spiegare nulla! Aver fede non vuoI dire aver la cifra per spiegare. li mio non è il Dio dei filosofi, il Dio della teodicea con cui spiega che questo è il migliore dei mondi possibili. Una fede come quella di cui parlo non si traduce mai in dottrina. Essa si comprova nel rispetto per il mistero dell'uomo e nella dedizione all'uomo al di là di tutte le sue diversità. Gesù non ha mai discriminato gli uomini! E non lo ha fatto per tolleranza di tipo illuministico. Non ha tollerato. Anzi, Egli non tollerava: la sua Parola è terribile. La sua Parola fa violenza al cuore dell'uomo. Ma non ha mai discriminato. Anzi ha combattuto contro le discriminazioni. «Le prostitute e i pubblicani vi giudicheranno ». La predicazione di Gesù è uno sconvolgimento costante delle identità rigide su cui il potere degli uomini fonda la propria stabilità. Profondo insegnamento di cui oggi riscopriamo l'importanza. Ogni qualvolta rinasce il fanatismo, noi possiamo combatterlo col Vangelo. Esso non ci insegna la pericolosa tolleranza che equipara il bene ed il male, il vizio e la virtù. Questa tolleranza è offensiva, non rispetta i timori, i tremori, le ansietà delle coscienze. Essere buoni è fatica. Non mi rispetta colui che dice che osservare o no la legge morale è lo stesso. Non mi rispetta, non rispetta la mia fatica per evitare il male. E cosi la tolleranza che equipara tutte le idee, è offensiva. Quello evangelico è precisamente un atteggiamento opposto. lo non so che saremo, non so che sarà dinanzi a Dio colui che passa per nemico di Dio; anche colui che a mio giudizio agisce male. lo non equiparo il bene al male: chi agisce male agisce male. Ma io proietto la sua vita verso un futuro in cui egli apparirà., nella luce di Dio, come uno strumento del suo Regno. Quella del mistero dell'uomo è una verità da recuperare, non perché nel buio del mistero i conti tornano sempre appunto perché è buio, ma perché in quel mistero sono custodite le possibilità che non si definiscono. È in questo modo che si superano anche le rigide definizioni ideologiche dell'uomo. Le ideologie feroci, le conosciamo! I roghi non li hanno accesi solo i teologi ma tutti gli ideologi che erano del tutto sicuri che cosa si dovesse fare per il bene del futuro dell'umanità. La mitezza evangelica immunizza anche le ideologie, di cui pure si ha bisogno per cambiare il mondo. Ovvero, le contrassegna di relatività e ricorda che tutte le ideologie sono per l'uomo e non l'uomo per le ideologie, per tradurre in termini moderni l'antica parola di Gesù. Se tutto questo è vero, le occasioni in cui i conti non ci tornan più, sono occasioni di sapienza. Noi ne dobbiamo approfittare non solo per aprire la nostra anima alla pietà verso i fratelli sofferenti, ma per riprendere ancora una volta, una giusta posizione in questo mondo, per provare la nostra fede in una operosa pietà per l'uomo. E questa la via di conoscenza. Come dice Gesù: «lo conosco perché dò la vita ».È nella dedizione della propria vita ai fratelli che si apparirà, nella luce di Dio, come uno strumento del suo Regno. Quella del mistero dell'uomo è una verità da recuperare, non perché nel buio del mistero i conti tornano sempre appunto perché è buio, ma perché in quel mistero sono custodite le possibilità che non si definiscono. È in questo modo che si superano anche le rigide definizioni ideologiche dell'uomo. Le ideologie feroci, le conosciamo! I roghi non li hanno accesi solo i teologi ma tutti gli ideologi che erano del tutto sicuri che cosa si dovesse fare per il bene del futuro dell'umanità. La mitezza evangelica immunizza anche le ideologie, di cui pure si ha bisogno per cambiare il mondo. Ovvero, le contrassegna di relatività e ricorda che tutte le ideologie sono per l'uomo e non l'uomo per le ideologie, per tradurre in termini moderni l'antica parola di Gesù. Se tutto questo è vero, le occasioni in cui i conti non ci tornan più, sono occasioni di sapienza. Noi ne dobbiamo approfittare non solo per aprire la nostra anima alla pietà verso i fratelli sofferenti, ma per riprendere ancora una volta, una giusta posizione in questo mondo, per provare la nostra fede in una operosa pietà per l'uomo. È questa la via di conoscenza. Come dice Gesù: «lo conosco perché do la vita». È nella dedizione della propria vita ai fratelli che si avvera la cognizione di Dio e la cognizione dell'uomo. La conoscenza teorica ci man
tiene estranei all'uomo: lo descrive, ma non entriamo nel suo mistero. Solo quando ci sacrifichiamo per l'altro, entriamo nella sua verità.

 

Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 2

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