16 Luglio 2023 XV Domenica T.O.
16 Luglio 2023 XV Domenica T.O.
Prima Lettura Is 55, 10-11
Salmo Responsoriale (Sal. 64)
Seconda Lettura Rm 8, 18-23
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13, 1-23
Potremmo dire, utilizzando la potente immagine di Isaia che tutta l’avventura dell’intera
creazione può essere ricondotta a questo semplicissimo schema: tutto è nato dalla parola
la quale sarà feconda, secondo l’intenzione del Creatore fino a che non ritornerà a Lui
avendo fruttificato fino alla pienezza. Noi ci muoviamo dentro questo cammino della
parola che attraversa i milioni di anni. Si tratta di una crescita di cui noi non cogliamo che
il segmento che ci riguarda, ignoriamo il futuro, ma sappiamo, a priori, che questo futuro
sarà una fruttificazione di questa parola. Siamo quindi situati non nel non senso,
nell’assurdo, ma dentro un’intenzione che si è espressa e che dà luce al nostro cammino
purché noi siamo organici alla vitalità di questa parola. L’immagine mi serve per
correggere la rappresentazione che troppo spesso ci si fa — in ogni campo, ma anche
nella vita cristiana — secondo cui noi dobbiamo accettare la verità che viene pensata in
modo fissistico come un’essenza, come un concetto da cui non dobbiamo allontanarci. E
così la fedeltà diventa un’infedeltà al principio vitale perché ciò che vive non è mai come
era ed è sempre come era, come noi crescendo siamo sempre gli stessi ma non siamo mai
gli stessi. Se volessimo rimanere «fedeli» dovremmo bloccare il nostro sviluppo. L’errore,
per usare un termine ormai di moda — del fondamentalismo religioso, quale che sia, ma
non solo religioso — è di assumere un momento qualsiasi in questa grande parabola della
parola, renderlo assoluto ed impedire che qualsiasi cosa muti, che si cresca. Questa è la
fedeltà farisaica, legalistica che domina largamente nel mondo. Per analogia potrei
parlare anche delle ideologie del nostro tempo. Anche lì ci sono i fondamentalisti che si
fermano ad una immagine ritenuta assoluta e guai a chi si allontana, come ci sono anche
coloro che assecondano, o credono di assecondare, il moto vitale della storia. Ritorniamo
però al nostro argomento. Abbiamo l’occasione di rappresentarci il punto germinale di
questa grande crescita ed il punto di arrivo. Il punto di arrivo di questa crescita è la
liberazione globale di tutte le cose — dell’uomo e della creazione intera — nella gloria di
Dio. Questa liberazione dalla morte, dalla corruzione è il punto di approdo di questa
stagione dalla lunghezza cronologica incommensurabile. Noi siamo impazienti. Spesso si
è detto: «Ora ci siamo, mille e non più mille, arriva il momento». Questo momento non
arriva quando noi vogliamo, perché come è scritto nella Scrittura, il segreto
dell’adempimento è nel cuore di Dio e nessuno lo conosce. A noi è dato di conoscere
questo punto di partenza, il principio germinale di questa straordinaria crescita. Volevo
sottolineare che questo tipo di riflessione è quanto mai importante in un tempo storico
come il nostro dove le realizzazioni che fino ad ieri noi consideravamo destinate a
diffondersi in tutta la terra appaiono evidentemente relative. Nessuno può seriamente
pensare, oppure molti lo pensano ma non seriamente, che il nostro modo di essere
cristiani sia destinato a diventare il modo di essere cristiani di tutti gli uomini della terra.
Già pensarlo è un sopruso perché la nostra fedeltà è la fedeltà al modo di essere cristiani
nella tradizione nostra che è solo una tradizione fra le tradizioni dell’umanità. Noi
dobbiamo sentirci interni ad una crescita a cui contribuiscono anche gli altri. Le altre
religioni, le altre forme culturali sono interne a questa crescita, niente è fuori.
Da “Gli ultimi tempi” vol.1 anno Ati che
riflettono la sapienza degli ultimi e degli umili. Questa maniera di vivere evangelica non
è evasiva, non è irrealistica, ma penetra alle radici delle cose, sta proprio nel fondo della
realtà, come un lievito nascosto.
Da “Gli ultimi tempi” vol.1 anno A