14 Aprile 2024 3° Domenica di Pasqua

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Prima Lettura Dal libro degli Atti At 3, 13-15, 17-19
Salmo 4
Seconda Lettura Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo 1Gv 2, 1-5

Vangelo Dal Vangelo secondo Luca Lc 24, 35-48

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Non è detto, come sulle prime ci sembrerebbe scontato, che se apparisse fra di
noi uno che viva pienamente in questo altrove, che ce lo rappresenti in pieno,
noi saremmo del tutto entusiasti. La nostra esistenza, i nostri concetti, i nostri
costumi, sono in realtà molto affini alla legge della morte, sono dominati dalla
paura di questo altrove, sono come una organizzazione della difesa del
provvisorio, del relativo, del presente. C’è in noi un attaccamento alla legge di
morte che ci rende ostili, più di quanto non ci sembri nelle parole e sentimenti
ufficiali, alla vita vera. Il filosofo Platone per descrivere questa condizione
dell’uomo inventò il mito della caverna, in cui i prigionieri incatenati guardano
le figure nello sfondo, proiettate dal di fuori, Se arrivasse uno che, uscito fuori
e tornato, raccontasse a loro quello che ha visto, lo ammazzerebbero. 1
prigionieri sono innamorati della prigionia, si sono addomesticati ai confini e
se viene qualcuno che rivela che il sole è altrove e che le cose non sono le
immagini nel fondo vago e ambiguo della caverna, ma sono fuori, sotto il sole,
questo qualcuno suscita l’odio e la volontà di estirparlo.
E qui il mistero di Gesù. Era la vita ed è passato in mezzo agli uomini
prigionieri della morte. Anche la resurrezione è come l’epilogo necessario,
perché rimane da sapere se, nel conflitto tra la vita e la morte, tra le forme, le
organizzazioni, i concetti della vita e quelli della morte, l’ultima vittoria sarà
della vita o della morte. Tutto fa pensare che sarà della morte. La scienza ci
dice che fra miliardi di anni l’energia vitale si sarà spenta, l’entropia avrà
finalmente dominato, l’ordine sarà decaduto del tutto nel puro disordine. Sarà
chiusa la parentesi della vita. E allora? Questa parentesi della vita che senso
avrà avuto? Un lampo nella notte! Non è facile accettare questa prospettiva
perché essa si proietta nel presente e squalifica tutto. Tutto il mondo dei valori
che danno senso al vivere si annienta, se così è, se il nulla totale è il destino
della vita. In questi giorni si sta volgarizzando un discorso iniquo, quello delle
guerre stellari il cui esito possibile è l’incenerimento del pianeta per opera
umana. Pare ci sia una gara fra i governi per esser tutti presenti in questo
eccidio collettivo. Ieri c’è stata a Roma una marcia di circa trecentomila
persone in difesa della vita, ma sembravano ingenui, di fronte ai palazzi del
potere, un po’ giullari, un po’ poeti. Parlavano degli uccelli, degli alberi in un
mondo serio dove si parla di altro. Forse la verità è qui, forse se ci sarà ancora
un mondo fra un secolo, gli uomini di allora parleranno con simpatia e
solidarietà della vita degli uccelli, dei fiori e degli alberi. Forse il genio
dell’uomo, ancora infantile, dovrà scoprire che tra un fiore e il pensiero c’è un
legame.
Da “Il Vangelo della pace” vol.2 anno B

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