12 Gennaio 2014 – BATTESIMO DEL SIGNORE – anno A
12 Gennaio 2014 – BATTESIMO DEL SIGNORE – anno A
Siamo abituati, specialmente noi che viviamo del mistero della parola, a parlare di lontani e di vicini, di non credenti e di credenti, di peccatori e di buoni, di senza Dio e di uomini che credono in Dio… e via, via. Queste discriminazioni devono essere superate.
PRIMA LETTURA: Is 42, 1-4. 6-7- SALMO: 28- SECONDA LETTURA: At 10, 34-38- VANGELO: Mt 3, 13-17
…Noi viviamo oggi una salutare crisi, opera di Spirito Santo: perché da una appartenenza alla Chiesa di tipo sacrale, nella quale i sacramenti scandivano i gradi di stretta appartenenza (dal battesimo, poniamo, all'ordine sacerdotale) e stringevano l'uomo all'istituzione sacra e in qualche modo lo segregavano, noi passiamo ad una visione messianica della Chiesa, modellata su Gesù servo dell'uomo. E allora i sacramenti devono cambiar forma, senso e anche modo di distribuzione: compito pastorale che certo non sta a noi qui affrontare. Essere battezzati vuol dire essere mandati. Il battesimo è un'investitura di coloro che professano la fede in Gesù di Nazareth, e si assumono il compito di vivere come Lui ha vissuto passando per le vie del mondo facendo del bene e liberando gli schiavi. È un'investitura che presuppone una maturità di coscienza. A questa trasformazione si dovrà pure arrivare, secondo gradi di maturazione della coscienza comune dei cristiani che non sta a me anticipare ne forzatamente imporre. Però è bene camminare, anche come popolo di Dio, prevedendo certe scadenze che si fanno meno lontane di quanto si pensava, perché questa maturazione esplode. Detto questo, possiamo trovare, nella Parola di Dio, un suggerimento anche di comportamento quotidiano. Vorrei proprio raccomandare alla vostra coscienza di credenti la parola di Pietro. Guardatevi attorno, nella vita che fate. Io ogni tanto me lo chiedo. Noi abbiamo compiuto, attraverso meccanismi abitadinari, delle discriminazioni nel nostro stesso orizzonte domestico, in cui non solo entrano le subdole ideologie classiste di cui siamo vittime, ma anche motivi religiosi che sono funzionali a quelle discriminazioni. Siamo abituati, specialmente noi che viviamo del mistero della parola, a parlare di lontani e di vicini, di non credenti e di credenti, di peccatori e di buoni, di senza Dio e di uomini che credono in Dio… e via, via. Queste discriminazioni devono essere superate. Noi dovremmo ripeterci che chiunque ama la giustizia è accetto a Dio. Certo che se, oltre che amare la giustizia, onora Dio, teme Dio, conosce Dio egli è nella pienezza. Ma chiunque ama la giustizia è già con noi, perché collabora al disegno del Signore. Questa apertura non a irenismo superficiale, appiattimento: è un modo di riscoprire il rapporto con l’altro, in radice. Le altre distinzioni sono importanti ma vengono tutte dopo, interne a questa solidarietà in cui noi non abbiamo altra professione gloriosa da dire che quella di essere soltanto degli uomini fra gli uomini. E poter dire queste cose, avere anche un abito, un modo di vivere che ratifichi questa professione, sarebbe il nostro sogno. Ma a questo dobbiamo arrivare: essere soltanto degli uomini fra gli uomini, come Gesù fece la fila con gli uomini. Si mise in fila, non ebbe nemmeno il primo posto, fu ultimo fra gli uomini. E per questo Dio disse: «Ecco il mio Figlio prediletto». Solo se saremo servitori degli uomini questa voce sarà anche per noi: «Ecco il mio figlio prediletto». Non se avremo fatto riti sacri, processioni, ma se saremo stati fra gli uomini con la disposizione a servire l’ultimo, allora su di noi la Parola della divina compiacenza scenderà.
Ernesto Balducci da "II mandorlo e il fuoco” vol. 1anno A