11 Luglio 2021 – XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B
11 Luglio 2021 – XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO – Anno B
PRIMA LETTURA: Am 7, 12-15 SALMO:84 SECONDA LETTURA: Ef 1, 3-14
VANGELO: Mc 6, 7-13
… C'è nel Vangelo una sfumatura pauperistica iperbolica: dovete andare senza avere con voi né il pane, né la bisaccia, né il denaro dentro la borsa, né due tuniche. Questa condizione di estrema povertà è sottolineata non perché sia importante il non avere da mangiare, quel che è importante è la libertà. Il Vangelo non fa l'esaltazione del non-avere, fa l'esaltazione della libertà e se c'è un tempo che ha bisogno di questa esortazione è il nostro. Noi abbiamo cose e non libertà, anzi lo scambio tra «più cose» e meno libertà è la logica interna del sistema in cui siamo. Non abbiamo libertà pur avendo coscienza di averla perché ci viene concessa una libertà vacua, inutile, che non morde la macchina del potere il quale, avendo a disposizione tutto, può anche fare a meno di avere il sacerdote accanto a sé. Il laicismo spesso è in trionfo semplicemente perché sono invecchiati i vecchi strumenti. Come disse un esperto di queste Cose: quando la Chiesa è inutile, c'è la scuola che prende il suo posto, che è uno strumento più laico, più razionale, ma che serve allo scopo perché, pur non essendo apparentemente autoritario, funziona per trasmettere le certezze che sono alla base del nostro vivere civile. In questo caso che significa profetizzare? Qui tutti noi siamo chiamati in causa. Innanzi tutto occorre avere la certezza che il senso dell'esistenza è nell'instaurare un mondo di pace, fraterno, egalitario. Ma bisogna saper pagare questa certezza. Non si può averla e avere insieme i benefici del sistema. Tutto è fatto in modo che, con transazione infinitesima aggiunta a transazione infinitesima, si fanno chilometri che transazioni per arrivare a sistemarci dentro questo sistema. Troviamo, allora, persone che non hanno più libertà. Succede, senza volermi qui dare atteggiamenti, di incontrare amici con cui non ci si vedeva da dieci-venti anni e trovarli soddisfatti e spenti. Non hanno più inquietudini, anzi ti guardano con un certo rammarico perché sono rientrati nei ranghi senza che mai ci sia stato il giorno del tradimento. Non c'è, nella loro storia, nessun giorno di cui debbono vergognarsi perché anche le ragioni della vergogna sono somministrate in dosi omeopatiche, in maniera tale che noi agiamo svergognatamente ma senza vergognarci, acconsentiamo a cose incredibili come a nessuna generazione è stato richiesto. Pensate allo stato di pericolo di morte collettiva in cui siamo. Si accettano queste Cose piano piano. Ecco dove si apre lo spazio nuovo, che ci permette di togliere al discorso sulla profezia la pericolosa dimensione retorica. Quel che sto dicendo riguarda noi, il nostro modo di vivere la nostra vita quotidiana. Supponiamola mediocre come nessuna, non ha importanza. Il senso grande della vita è dentro di noi: ci sono persone mediocri sublimi e persone sublimi mediocri. Quello che conta è l'intensità di libertà liberatrice che sappiamo far circolare dentro la trama del quotidiano, di questo andare di casa in casa e, entrando, dire: «pace a questa casa». Sembra un niente. Le parole evangeliche non sono slavate e unidimensionali come sono nel nostro vocabolario. Se dico ad uno «pace a te» non gli ho detto semplicemente «buon giorno». Se dico «pace» dico una infinità di cose, al punto tale che il mio ospite vuole liberarsi di me. Pace vuol dire perdono, fraternità, giustizia, ripudio della logica del potere, rispetto per i più deboli… vuol dire un sistema. di esistenza veramente alternativo a quello che noi viviamo. Ecco qual è la profezia che noi siamo chiamati a portare in giro. È così che si liberano gli indemoniati. Nelle epoche prescientifiche si chiamavano indemoniati dei fanatici, degli ossessi come quelli che abbiamo avuto modo di vedere allo stadio di Bruxelles un mese e mezzo fa. Gli indemoniati, sono persone come noi che, in un certo momento, quasi per una specie di concentrazione dell'irrazionale che circola nel sottosuolo sociale sono travolti. Indemoniati sono anche quelli che amano più l'affermazione della propria idea che non l'uomo e son capaci di uccidere un uomo per la loro idea. Il nostro secolo è pieno di demoni. Avere questo messaggio nel cuore significa andare a liberare gli indemoniati, portare la salute della coscienza che è fondamentale. Noi non vogliamo «dare Dio all'Italia e l'Italia a Dio», che sono le parole infauste di Geroboamo ed Amasia del 1929, vogliamo semplicemente che l'uomo ritrovi se stesso nella libertà e sappia elevare il pensiero a Dio senza che questo pensiero sia inficiato di astuzia e di ipocrisia. Questo vogliamo. E innanzi tutto lo vogliamo per noi. Questa circolazione affabile, dimessa, modesta, non aggressiva, anzi (secondo il metro degli altri, abituati alle ,vecchie misure) rinunciataria, troppo tollerante verso i non credenti, verso gli atei, è il metodo evangelico che si deve pagare con la perdita di incidenza, di amicizia, di appoggi, di carriera … secondo i casi. Ognuno veda. L'importante è la combinazione tra la povertà e la liberta nell'annunciare un messaggio di pace veramente universale.
Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 2